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Cronaca Dolcè / Via Colombarola

Finto tecnico Agsm condannato per rapina: malmenò una donna e i suoi nipoti

L'episodio si verificò a Dolcé alla fine di novembre e A.R., 35enne d'Ivrea, si è presentato martedì mattina davanti al Gup, che lo ha condannato a tre anni e 1200 euro di sanzione, oltre ad un'interdizione dai pubblici uffici di altri 5 anni

Insieme ad un complice si presentò alla porta di un'abitazione di Dolcé fingendosi un tecnico di Agsm arrivato per verificare le condizioni dell'impianto idrico: così A.R. riuscì ad entrare nell'appartamento con un altro uomo e a convincere poi la padrona di casa a mostrare loro i gioielli per controllare che non fossero stati contaminati dall'acqua. 
Era la fine di novembre del 2014, quando il 35enne di Ivrea minacciò e maltrattò la signora e i ragazzi presenti nell'abitazione, trascinando anche uno di loro in giro per la casa alla ricerca di altri oggetti di valore. Solamente la presenza del cane, una volta liberato dalla stanza in cui era chiuso, costrinse i due criminali alla fuga: A.R. però venne arrestato poco dopo, mentre del complice si persero le tracce. 
Nella mattinata di martedì, il 35enne è comparso davanti al gup, che lo ha condannato a tre anni e 1200 euro di sanzione, oltre a 5 anni d'interdezione dai pubblici uffici, per l'accusa di rapina aggravata. Ma il criminale nel corso dell'udienza, stando a quanto riporta il quotidiano L'Arena, ha fornito una versione diversa dei fatti di quel giorno rispetto a quella delle vittime: l'uomo infatti ha negato di aver usato violenza nei confronti della donna e dei suoi nipoti. Nello specifico, la ricostruzione presentata dal criminale e riportata dal quotidiano scaligero, lo vede sostenere di essere stato ospitato da alcuni amici stranieri e di essersi recato a Dolcé per truffare qualche abitante con la scusa di vendergli un depuratore d'acqua, negando di aver obbligato e maltrattato il ragazzo per ottenere soldi e gioielli. Inoltre al magistrato avrebbe addirittura confessato di non essere entrato neppure nella casa, a differenza del complice. Già, il complice, l'uomo che era con lui ma sul quale A.R. non ha dato alcuna informazione, sostenendo addirittura la tesi di non conoscerlo. 
In ogni caso la sua ricostruzione non combacia con quella fornita dalle persone rapinate, che avrebbero anche descritto la sua reazione violenta nel momento in cui si rifiutarono di mostare i monili, indicandolo come colui che chiese che denaro e preziosi venissero consegnati. Fortunatamente l'entrata in scena del cane mise i due in fuga e ora per uno di loro si aprono le porte del carcere. 

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