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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Fieracavalli, tanto rumore per nulla

Troppa acerba la Fiera di Milano per competere veramente con la ribalta veronese

Venerdi sono stato in fiera a Milano per verificare a che punto è la "guerra delle fiere" per i cavalli. Se chi si è dato tanto da fare per scomodare i politici in difesa della Fieracavalli, sindaco Tosi in testa, avesse fatto la fatica di prendere la macchina, o il treno, e avesse visitato la nuova manifestazione avrebbe constatato di persona che la strada da fare per i milanesi, prima di diventare una valida alternativa alla fiera di novembre, è ancora molta.

Tutte le argomentazioni usate nella conferenza stampa di giovedì sono fuori luogo: "Cavalli a Milano" non è un prodotto di Fieremilano bensì il risultato dello sforzo di un nutrito gruppo di espositori di Fieracavalli, capeggiati dall'editore Alessandro Pellegrini, di dimostrare che i dirigenti di Fieracavalli non possiedono un format ineguagliabile, senza concorrenti e senza confronti bensì sono i proprietari di spazi espositivi e di alcune idee, principalmente legate alla formula sportiva, spettacolare, mercantile e folcloristica, che possono essere copiate a patto di avere risorse, energie e grande motivazione. E tale motivazione Pellegrini l'ha trovata dopo anni di assenza di dialogo, atteggiamenti provocatori e rifiuti sdegnati opposti alle legittime rivendicazioni di fior di espositori, i clienti piu' importanti della Fiera. E non parliamo di alcune procedure in vigore a Verona che, a detta di alcuni tra loro, sono sentite inutilmente vessatorie....

Un concetto che ho già espresso su queste colonne è che non esiste il primariato di nessuna fiera su un'altra in Italia: in assenza di un piano integrato nazionale che riconosca ai territori eccellenze da salvaguardare, ogni città puo' decidere di investire sul settore e, a seconda delle risorse che riesce a convergere, ottenere risultati straordinari. In questo contesto di massima libertà (autolesionista) sarà la capacità del management, la motivazione dei dirigenti, la sensibilità della filiera economica che affolla l'indotto ad escogitare i rimedi per fronteggiare le proposte concorrenti. Non il ricorso alla visibilità della politica che è esclusivamente autoreferenziale, quando non usa toni inopportuni. All'Ente Fiere invece, hanno fatto i professori, col duplice effetto di far nascere un concorrente (che non c'era) e creare un termine di paragone e, in prospettiva, dimostrare ad altri tentativi fino ad ora abortiti (mi viene in mente lo sforzo di copiare Vinitaly) che i tempi sono cambiati ed una speranza c'è. Se, come afferma qualcuno, molte delle eccellenze veronesi (Aeroporto, Fiera, Autostrada, Agsm) sono sulla difensiva rispetto ad operatori piu' dinamici e motivati, casualmente tutti lombardi ed altre realtà future sono sogni nel cassetto, penso all'Alta Velocità e ad Expo 2015, per le quali Verona non esiste, non sarà che, come per questo episodio, sono i veronesi inadeguati?

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