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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Verona celebra la Liberazione d'Italia, con il pensiero alla guerra in Ucraina

In città si sono tenute le commemorazioni in occasione del 25 aprile: sia il sindaco Federico Sboaria, sia il prefetto Donato Cafagna, nei loro discorsi istituzionali hanno dedicato un momento ai tragici eventi che stanno avendo luogo nell'Europa est

Se negli ultimi due anni è stato inevitabilmente segnato dalla pandemia di Covid-19, sul 25 aprile 2022 aleggia lo spettro della guerra in Ucraina. Le celebrazioni, nella mattinata di lunedì, si sono tenute anche a Verona per commemorare la Festa della Liberazione, che ricorda la fine del regime fascista in Italia. 

Nell’auditorium del palazzo della Gran Guardia, il prefetto Donato Cafagna, il sindaco Federico Sboarina, il vice presidente della Provincia David Di Michele, il presidente della Consulta scolastica provinciale Giacomo Girardi e l’oratore ufficiale Federico Melotto si sono soffermati sul significato della Festa della Liberazione alla presenza di numerose autorità civili, militari e religiose.

Questo il discorso istituzionale del primo cittadino di Verona.

«Cittadini, autorità, rappresentanti delle Istituzioni e delle associazioni combattentistiche e d’arma, celebriamo oggi il 77° Anniversario della Liberazione del nostro Paese dalla guerra, dalla dittatura e la riconquista della libertà con il ritorno alla democrazia mentre fuori dai nostri confini, a meno di duemila chilometri, si combatte in Ucraina un conflitto con centinaia di vittime civili. Ecco quindi che questa giornata assume un significato ancor più importante.
Oggi anche più di ieri, le celebrazioni del 25 aprile, che appartengono a tutti gli italiani, devono essere un tempo per parlare di pace, di giustizia e solidarietà civile.
Quando nel 1945 terminò la guerra, iniziò per l’Italia una nuova via democratica. In nome della libertà e del rispetto, il nostro Paese è cresciuto e si è sviluppato portando in alto quel valore che oggi vediamo minato in tanti posti del mondo. Alcuni molto vicini a noi. La fine della Seconda guerra mondiale, e della dittatura che l’hanno generata, fa parte della nostra storia patria, questa festa nazionale non deve essere un momento divisivo ma l’occasione in cui tutti insieme rinnoviamo l’impegno per la difesa della pace perché dal sacrificio di tante vite umane discende ciò che siamo oggi e le conquiste civili che lasciamo ai nostri figli.
Oggi anche più di ieri, a distanza di decenni, questa giornata deve unirci nel ribadire con fermezza che la guerra non può essere un metodo per risolvere le controversie. Che la storia, attraverso il ricordo e la memoria storica, deve insegnare all’uomo a non ripetere gli orrori ed errori del 2 passato. La nostra Costituzione ripudia la guerra, per questo non solo la condanniamo ma siamo attivamente impegnati negli aiuti alle popolazioni colpite, anche questo è un modo concreto per fare ognuno la propria parte e seminare azioni positive.
Oggi anche più di ieri, abbiamo sulle spalle la responsabilità del domani, del futuro che lasciamo alle nuove generazioni. Davanti a nuovi conflitti internazionali, le diatribe ideologiche di un secolo fa sono anacronistiche e strumentali. La pace, infatti, si manifesta e si esprime con il dialogo e con il rispetto che dobbiamo insegnare ai giovani, ai nostri figli e nipoti.
Ai giovani dobbiamo trasmettere la forza di rifiutare qualsiasi violenza, la capacità di difendere la democrazia contro le oppressioni, la serenità di giudizio al posto della tifoseria perché ogni cittadino può essere pompiere quando intravede una miccia che si accende. Essere protagonisti di un percorso di unità significa essere donne e uomini di valore, in grado di fare la differenza.
Commemoriamo come ogni anno le vittime dei campi di sterminio e condanniamo gli orrori del passato, ciò che i nostri nonni hanno vissuto e patito si sta purtroppo ripetendo sotto i nostri occhi in Ucraina. Oggi anche più di ieri, la festa della Liberazione non deve essere solo un momento per non dimenticare perché la Storia ci sta mettendo davanti agli occhi nuovi orrori. Questa giornata deve fare anche di più: ci deve aiutare a superare gli steccati ideologici. Istituzioni e singoli cittadini siano parte attiva affinché quello che sta succedendo, termini al più presto. W la libertà. W l’Italia
».

Celebrazioni del 25 aprile a Verona

Il prefetto Cagagna ha ricordato come la Festa della Liberazione sia «una grande festa patriottica, forse la più grande, perché senza la liberazione e senza il sacrificio di chi lottò per la libertà propria e dell’intera nazione non ci sarebbe stata la Repubblica italiana, la democrazia, la Costituzione, appunto l’Italia così come è oggi». Il Prefetto ha poi rivolto un pensiero «agli eventi tragici dell’Ucraina e alle sofferenze di quel popolo, al quale va la nostra solidarietà piena e la nostra amicizia incondizionata con l’auspicio che anch’essi possano conquistare una pace vera e giusta sulla quale fondare una via di democrazia e di libertà» (scarica il discorso completo del prefetto di Verona in occasione del 25 aprile).

La cerimonia è proseguita in piazza Bra, in una cornice di nutrita partecipazione di cittadini, con lo schieramento di un reparto dell’esercito e l’alza bandiera, proseguendo poi con la deposizione delle corone alle lapidi che ricordano i caduti militari e la battaglia in difesa del Palazzo delle Poste, fino alla targa presso la sinagoga a ricordo della Medaglia d’Oro “Rita Rosani”.

La commemorazione, dopo un corteo che si è snodato lungo le vie del centro, si è conclusa con il ritorno in Piazza Bra con la deposizione delle corone ai monumenti ai Caduti di tutte le Guerre e al Partigiano, nonché alla targa dei Deportati nei Campi di Sterminio.
Hanno celebrato il 25 aprile anche le sezioni scaligere di + Europa e Azione, muniti di bandiere dell'Ucraina. 

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