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Cronaca

Evitare conflitti tra eventi per migliorare il turismo

La nostra citt non pu ancora definirsi una meta moderna per viaggiatori

Su un noto quotidiano cittadino, la scorsa settimana Giuseppe Brugnoli ha commentato la capacità di Verona di attirare turisti a prescindere da cosa la città può offrire oltre le proprie bellezze ed il patrimonio artistico ed intellettuale che custodisce.

Trovo che le tesi del giornalista siano poco condivisibili e, quel che più preoccupa, assai lontane dalla realtà. Le sue idee potevano andare bene per i tempi in cui i nobili europei nel settecento o ottocento, ed i rampolli della borghesia fino all'inizio del 900, affrontavano il Grand Tour nella nostra penisola, con tappa obbligata sulle rive del lago di Garda ed una visita in città.

Il mondo è cambiato e vieppiù è cambiato il mercato turistico, soggetto com'è alla rivoluzione internet di cui non abbiamo ancora percepito definitivamente la capacità rivoluzionaria. Una destinazione è turistica ed ha successo, il che significa afflusso di denaro, diretto ed indotto, non solo quando attrae turisti (e non visitatori giornalieri! Troppo spesso confusi coi turisti) nelle feste comandate, ostaggio delle condizioni atmosferiche e congiunturali, ma quando è visibile e spicca rispetto alle offerte delle destinazioni concorrenti, in un quadro sistemico che organizza eventi di diversa natura (culturale, convegnistica, tipica dell'utenza d'affari, legata allo sport ed al costume) razionalizzando il calendario, impedendo i conflitti e le sovrapposizioni temporali, organizzandoli con infrastrutture e modalità di accoglienza adeguate.

E Verona, a questo riguardo, non può certo definirsi una città turistica ne tanto meno di successo malgrado lo sforzo di pochi in un panorama di scarso coordinamento istituzionale.

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