Evadono 7,5milioni di euro con conti cifrati in Svizzera
I tre soci di un'immobiliare giravano i soldi in societ lussemburghesi e poi nelle banche elvetiche
Bilanci truccati con costi inesistenti per 7,5 milioni di euro. Un'immobiliare di Verona depositava, con la complicità di un consulente, gli utili non dichiarati al Fisco in società di comodo residenti in paesi europei a fiscalità privilegiata. L'85% delle somme non dichiarate veniva poi riversato, in parti uguali, su conti cifrati intestati a tre soci. Ma l'Agenzia delle Entrate di Verona ha scoperto il disegno e i soci coinvolti nell'indagine fiscale hanno aderito nell'arco di 22 giorni alle contestazioni versando nelle casse dell'erario 3,4 milioni di euro cash.
Il meccanismo truffaldino si basava sulla produzione di contratti di associazione in partecipazione o management risk con alcune società costituite da un consulente italiano ubicate in Lussemburgo e in Liechtenstein. Le società estere si assumevano il rischio di impresa nelle attività gestite dall'immobiliare senza alcun apporto di capitale, ricevendo in cambio l'85% della partecipazione agli utili futuri. I tre soci cosi non facevano figurare perdite negli esercizi di riferimento della loro immobiliare per poi trasferire all'estero cospicua parte dell'utile prodotto in Italia. Alla fine il ''nero'' risultava dall'indebita deduzione di componenti negativi (costi) fittizi dal reddito d'impresa in quanto risultanti da contratti simulati.
La spartizione degli "utili" avveniva poi attraverso conti cifrati in Svizzera intestati a ciascuno dei tre soci. Alla fine, in questo gioco di trasferimenti delle somme non contabilizzate dall'immobiliare italiana verso le societa' del Lussemburgo e del Liechtenstein e dei successivi riversamenti nei conti cifrati svizzeri dei tre soci, si perdeva un 20% circa del nero che spettava al consulente che gestiva la partita.
Il meccanismo truffaldino si basava sulla produzione di contratti di associazione in partecipazione o management risk con alcune società costituite da un consulente italiano ubicate in Lussemburgo e in Liechtenstein. Le società estere si assumevano il rischio di impresa nelle attività gestite dall'immobiliare senza alcun apporto di capitale, ricevendo in cambio l'85% della partecipazione agli utili futuri. I tre soci cosi non facevano figurare perdite negli esercizi di riferimento della loro immobiliare per poi trasferire all'estero cospicua parte dell'utile prodotto in Italia. Alla fine il ''nero'' risultava dall'indebita deduzione di componenti negativi (costi) fittizi dal reddito d'impresa in quanto risultanti da contratti simulati.
La spartizione degli "utili" avveniva poi attraverso conti cifrati in Svizzera intestati a ciascuno dei tre soci. Alla fine, in questo gioco di trasferimenti delle somme non contabilizzate dall'immobiliare italiana verso le societa' del Lussemburgo e del Liechtenstein e dei successivi riversamenti nei conti cifrati svizzeri dei tre soci, si perdeva un 20% circa del nero che spettava al consulente che gestiva la partita.