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Cronaca Centro storico / Via dello Zappatore

Esposto ai CEM, viene colpito dal cancro: riconosciuta la malattia professionale

La sentenza del Tribunale di Verona è la prima che riconosce la correlazione tra una patologia neoplastica e l’esposizione a campi elettromagnetici non ionizzanti a frequenza estremamente bassa

Per la prima volta il tribunale di Verona, sezione lavoro, ha riconosciuto la correlazione causale fra l’insorgenza di una patologia tumorale e l'esposizione ai CEM (campi elettromagnetici non ionizzanti) a frequenza estremamente bassa.
La sentenza è arrivata il 24 maggio scorso per opera del giudice Cristina Angeletti e riguarda il caso di un lavoratore che, a causa della propria mansione, è stato esposto per 10 anni a CEM indotti da trasformatori e cavi elettrici ad alta potenza ubicati al di sotto del pavimento in legno della sua postazione lavorativa.

In prima battuta l'Inail aveva rigettato la richiesta di indennità non riconoscendo la qualifica di malattia professionale. Di qui il ricorso al tribunale di Verona del lavoratore assistito dal professor Angelo Levis, già ordinario di mutagenesi ambientale presso l'Università di Padova, noto studioso e consulente in importanti analoghe cause sull’inquinamento elettromagnetico, cofondatore e vicepresidente di A.P.P.L.E., dal dottor Vincenzo Cordiano, specialista in ematologia e in medicina Interna presso l’ospedale di Valdagno e dagli avvocati Cristina Guasti e Matteo Ceruti del foro di Rovigo, esperti di diritto ambientale.

Con questa pronuncia il tribunale di Verona, valendosi anche della consulenza del professor Daniele Rodriguez, ordinario di medicina Legale presso l'Università di Padova, ha accertato la natura professionale della manifestazione neoplastica diagnosticata al ricorrente ed ha condannato l'Inail a corrispondergli l’indennizzo dovuto e al pagamento delle spese legali.

La pronuncia del tribunale di Verona è davvero significativa e fa seguito alle recenti sentenze dei tribunali di Ivrea e Firenze e a quella della Corte d’Appello di Brescia (2009, confermata in Cassazione nel 2012) con le quali è stato riconosciuto il nesso di causa tra l'insorgenza di patologie tumorali al cervello (neurinomi del nervo acustico/trigemino) e l'esposizione alle onde elettromagnetiche emesse dai telefoni mobili (cellulari e cordless). Anche in questi casi la consulenza dei ricorrenti era stata affidata al professor Levis.

La sentenza del Tribunale di Verona è la prima che riconosce la correlazione tra una patologia neoplastica e l’esposizione a CEM a "frequenza industriale estremamente bassa” come quelli generati da linee elettriche, trasformatori ed elettrodotti.

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