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Cronaca

Ecco la borsa di studio in musicoterapia

L'iniziativa patrocinata dal conseravatorio e dallAssociazione Snoezelen

Una borsa di studio in musicoterapia dedicata a Leonardo Palmieri, giovane musicista tragicamente scomparso in un incidente stradale nell’aprile del 2008.

Ad istituirla, in collaborazione con il conservatorio Dall’Abaco di Verona, è l’Associazione Snoezelen onlus, collegata alla Snoezelen International Foundation e nata su iniziativa dei Rotary club di Verona e provincia per incrementare la conoscenza e lo sviluppo della metodologia Snoezelen, metodologia finalizzata al miglioramento della qualità di vita delle persone con deficit intellettivi gravi attraverso attività riabilitive basate su un particolare approccio alla stimolazione multisensoriale nato in Olanda negli anni ’80 e definito con il nome "Snoezelen”.

La metodologia Snoezelen. viene applicata in alcuni speciali ambienti dedicati alcuni dei quali realizzati anche a Verona in strutture di eccellenza (istituto Fortunata Gresner , Centro Cerris dell’Ulss 20 di Verona, Istituto Don Calabria) per bambini con gravi disabilità intellettive, associate a problemi neuro motori, di comportamento e di apprendimento. La borsa di studio è stata attribuita a seguito di un bando di gara i cui risultati sono stati esposti durante la presentazione avvenuta una settimana fa a Palazzo Barbieri, presentazione realizzata, su iniziativa del consigliere comunale Stefano Casali, dal presidente dell’Associazione Snoezelen di Verona, Luigi Fanchiotti e dagli altri promotori. La consegna della borsa di studio avverrà sabato 20 marzo alle 11 nell’auditorium del Conservatorio Dall’Abaco.

«Il metodo Snoezelen», spiega Fanchiotti , ex primario di terapia del dolore all’ospedale di Borgo Trento, «utilizza effetti luminosi, musicali, uditivi, tattili, aromi e forme per stimolare i sensi e tale approccio è utilizzato quotidianamente in svariati campi della riabilitazione e della terapia clinica. Si tratta di un linguaggio dei sensi vicario di quello tradizionale; il linguaggio tradizionale infatti presenta spesso difficoltà insormontabili ai ragazzi con deficit intellettivi ed anche a persone –spesso anziane- con patologie degenerative quali l’Alzheimer e ciò spesso crea ulteriore isolamento».

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