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Cronaca

E adesso chi prepara la classe dirigente?

Si sempre detto che questo compito tocca ai Licei. Ma quanto vero?

Si è sempre detto che è il Liceo (o i Licei) che prepara la classe dirigente di domani; ma se osserviamo i dirigenti delle aziende, piccole medie e grandi, non troviamo che la maggioranza di essi esca dai Licei, anzi; molti dirigenti hanno la laurea, ma prima della laurea provengono da altri studi, con una prevalenza degli Istituti Tecnici. Molti dalla vecchia ragioneria, o ancora dagli Istituti Tecnici per geometri, altri dai Tecnici per industriali, e molti artigiani provengono anche dagli Istituti professionali. Forse è meglio dire che dai Licei vengono gli intellettuali del futuro ( del presente), perché il Liceo prepara di più ad una cultura di riflessione ed approfondimento, meno all’abitudine ad essere operativi, pratici, a seguire processi intervenendo prima durante e dopo, senza rimettere tutto in discussione, senza ragionare e valutare a lungo. Chi dirige un’azienda o un settore deve conoscere il processo, ma lo deve seguire e far funzionare nel modo migliore, senza cercare di modificarlo continuamente in corso d’opera, se no tutto si ferma, le varie fasi si interrompono e non si collegano più, il prodotto di uno stadio non è mai pronto per lo stadio successivo, e ciò è anti economico, e può non raggiungere il risultato finale; è quindi inefficiente ed inefficace. Ma tanti ragazzi vanno ai Licei per diventare dirigenti ? Non proprio, la capacità di seguire un’azienda e un processo complesso di progettazione produzione collaudo manutenzione documentazione la si impara casomai all’Università, o in modi diversi da quelli formativi ordinari, al di fuori della scuola. Evidentemente quei ragazzi e quelle famiglie vogliono che lo studente raggiunga una buona cultura, ampia e solida, e ciò si realizza maggiormente ai Licei (meglio il classico ?!), anche se spesso questa cultura è troppo poco orientata alle scienze ed alla tecnologia, cose di cui la società vive sempre di più ed ha bisogno; si dimentica spesso che le età dell’uomo sono caratterizzate proprio dalla tecnologia, dalle cose che si usano: una volta si parlava di età della pietra, del rame, del ferro, oggi si parla di età dell’auto, della televisione, del computer, del cellulare, di Internet, tutte cose che hanno cambiato in gran parte vita e abitudini, e hanno cambiato anche i valori della vita. La buona cultura porta piuttosto alla professione intellettuale, che può anche trovare impiego nelle aziende o nella libera professione, ma soprattutto in alcuni settori diretti, come lo scrittore, il giornalista, l’avvocato, meno di certo nelle aziende manifatturiere o di servizi o artigiane, dove prevalgono appunto i tecnici. Chi scrive un libro, o un articolo, o un’arringa, lavora da solo, decide il taglio, la struttura, l’organizzazione, l’espressione, il tono, e in qualsiasi momento può modificare una frase, l’ordine dei capitoli, la trama, l’espressione, tutto; non dipende da altri, da fasi diverse gestite da altre persone, è un’azienda completa egli stesso, dirige quasi solo sé stesso o il suo studio. E non si dica che il latino è importantissimo per tutte le professioni, è formativo: molte altre materie sono del pari formative, ad iniziare dalla lingua italiana, dove moltissimi sono gli autori provenienti da altri percorsi. Il latino incrementa certo la cultura, ed in certi casi è indispensabile, ma non per un dirigente in quanto tale. Sono aumentati ancora in questo 2010 gli iscritti ai Licei, in Italia e a Verona. La Riforma della Gelmini non è chiara, e di fronte all’ambiguità e al rischio del futuro meglio un parcheggio, un bel parcheggio, “impara intanto, poi si vedrà”. Ottima scelta, ottima moda, ma … non si dica per questo che il liceo prepara la classe dirigente.

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