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Due giornate di studio su Cangrande della Scala al Museo di Castelvecchio

I giorni 11 e 12 novembre il Museo di Castelvecchio a Verona ospiterà una serie di conferenze volte ad approfondire la conoscenza della figura di Cangrande della Scala. Verranno affrontati in particolare i temi legati al mistero della sua morte e il suo rapporto con Dante, del quale ricorre il 750° anniversario dalla nascita

In occasione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri si terranno nella sala Boggian del museo di Castelvecchio, nei giorni 11 e 12 novembre, due appuntamenti di approfondimento sulla figura di Cangrande della Scala, a cui il poeta fiorentino dedicò la cantica del Paradiso della sua Commedia. L’incontro di mercoledì 11 novembre tornerà sul mistero della morte di Cangrande della Scala. Le indagini sulla salma mummificata dello scaligero del 2004, promosse dalla Direzione Musei d’Arte Monumenti, hanno evidenziato la presenza nel corpo del signore veronese di estratti di digitale, facendo supporre che il 22 luglio 1329 Cangrande fosse morto per avvelenamento.

Gino Fornaciari dell’Università di Pisa e Franco Tagliaro dell’Università di Verona, che condussero le ricerche nel 2004, hanno pubblicato nella primavera di quest’anno un nuovo articolo sulla morte del principe scaligero dal titolo “A medieval case of digital poisoning: the sudden death of Cangrande della Scala, lord of Verona (1291-1329)” nella rivista americana “Journal of Archaeological Science”. Questo articolo ha avuto risonanza internazionale ed è stato ripreso, per esempio, dal New York Times e da Le Monde. Sulla base delle ricerche edite, un altro medico, Juergen Schulz, già in servizio alla Fondazione Robert Bosch di Stoccarda, ha formulato una sua diversa ipotesi sulla causa di morte di Cangrande e sulla possibilità che la digitale fosse stata usata come tentativo estremo di cura.

L’11 novembre, i tre medici (Fornaciari, Tagliaro e Schulz), presenteranno le loro tesi e si confronteranno davanti al pubblico, discutendo sull’interpretazione dei dati. Il programma della giornata prevede nel dettaglio: alle 10.30 Gino Fornaciari -Università degli Studi di Pisa “Le indagini sulla mummia di Cangrande e le risposte del paleo patologo”; seguirà Juergen Schulz - già Fondazione Robert Bosch di Stoccarda “Una diversa ipotesi sulla morte di Cangrande” e Franco Tagliaro -Università degli Studi di Verona “Vecchie e nuove prospettive di ricerca”; alle 14 “Medici al capezzale del principe - Tavola rotonda di discussione e confronto” con moderatore Ettore Napione.

Nell’appuntamento di giovedì 12 novembre, invece, verrà approfondito il rapporto tra Dante Alighieri e Cangrande della Scala, sulla base delle ultime ricerche, comprese quelle messe in atto da Paolo Pellegrini dell’Università di Verona, che introdurrà l’incontro. Il relatore sarà Saverio Bellomo, uno dei maggiori dantisti contemporanei che, tra le molte pubblicazioni, ha curato anche l’ultima edizione delI’Inferno per l’editore Einaudi. Il dettaglio dell’incontro prevede: alle 17 Paolo Pellegrini - Università degli Studi di Verona terrà un’introduzione; seguirà Saverio Bellomo - Università degli Studi di Venezia “L’amicizia e la dedica del Paradiso".

In occasione degli approfondimenti su Cangrande della Scala viene presentato al pubblico anche un bicchiere frammentario in vetro smaltato con lo stemma scaligero, giunto ad arricchire le collezioni del museo di Castelvecchio, come deposito della Soprintendenza Archeologica del Veneto. Il bicchiere è stato posizionato nella vetrina della spada di Cangrande, accanto all’espositore dei gioielli signorili del trecento veronese. Fu rinvenuto nel 1982, durante gli scavi guidati da Peter Hudson, nel cortile dell'ex Tribunale, presso i palazzi scaligeri, nell’ambito di una cantina riusata allora per lo scarico di rifiuti. Il raro e prezioso bicchiere con la scala araldica doveva costituire uno dei pezzi di un servizio sontuoso della corte al tempo di Cansignorio della Scala, pronipote di Cangrande. Il signore scaligero doveva aver commissionato il servizio a qualche maestro vetraio veneziano, anche se non è del tutto escluso che anche a Verona esistesse qualche artigiano in grado di eseguire questi raffinati oggetti.

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