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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Covid, stretta del governo: incidenza positività per la zona rossa, cosa rischia il Veneto?

Allo studio nuove restrizioni e modifiche ai parametri del Dpcm: possibile anche la riproposizione del modello natalizio, con giorni feriali arancioni ovunque e festivi rossi

Un anno fa esatto, il 9 marzo 2020, l'allora premier Giuseppe Conte annunciava in una diretta Facebook notturna, dopo aver dichiarato intempestivamente "zona rossa" la Lombardia, che l'Italia intera sarebbe diventata "zona protetta". L'eufemismo non attenuò di molto le paure e lo spaesamento degli italiani che, da quel momento ad oggi, non hanno ancora, purtroppo, potuto riprendersi le loro vite. Oggi ci siamo oramai un po' tutti assuefatti a cose che un anno addietro parevano a chiunque "straordinarie" e, invece, ora rischiano di apparire così quotidiane da essere definitivamente ordinarie. Anzitutto, la drammatica conta dei morti quotidiana che, certo sì, lo diciamo tutti, sono persone, ma alla fin fine si riducono tristemente a "numeri" attraverso un racconto mediatico che, per quanto non esente da responsabilità, è altresì un po' inevitabile finisca col logorarsi nel corso di un periodo così lungo.

Poi c'è il versante delle rinunce: alle libertà costituzionali, allo svago, al gioco, al piacere, alla socialità, alla bellezza dei volti nudi ed esposti all'altro, persino all'istruzione, con generazioni di giovani bambini e bambine, ragazzi e ragazze che non comprendono più perché gli sia vietato guardare e sentire dal vivo i loro educatori al mattino, mentre possono al pomeriggio bighellonare in un centro commerciale. L'Art. 32 della nostra Costituzione è lì a dirci che la tutela della salute vien prima d'ogni altra cosa, perché senza salute non si fa né impresa, né si può educare e nemmeno ci si può svagare. E, tuttavia, il 9 marzo 2021 non è il 9 marzo 2020 almeno sotto un aspetto: tutela della salute, oggi più che mai, è anche vedersi somministrare la propria dose di vaccino, in tempi certi ed utili, seguendo una programmazione ed un'organizzazione degne di uno Stato avanzato.  

Nuove restrizioni in arrivo?

Ecco però allora che, sotto un altro punto di vista, il 9 marzo 2021 assomiglia molto, forse addirittura troppo, a quello di un anno addietro, perché all'orizzonte già si intravedono le festività di Pasqua, ma allo stesso tempo anche le nuove restrizioni in arrivo. Poco conta che il primo Dpcm a firma Mario Draghi, l'uomo che con il suo governo avrebbe dovuto segnare un "cambio di passo" rispetto al recente passato, sia entrato in vigore soltanto tre giorni fa. Oggi la musica pare star per cambiare di nuovo, lo abbiamo anticipato ieri e lo confermano le indiscrezioni di oggi, con la convocazione dei tecnici della salute, i componenti del Comitato tecnico scientifico chiamati dal governo ad esprimersi sulla necessità, l'adeguatezza e proporzionalità, di nuove restrizioni da imporre ai cittadini per contenere un'onda pandemica che, in questa fase, parrebbe star rialzando la china. 

Le ipotesi al vaglio per la nuova stretta

L'idea di fondo sembrerebbe essere quella di voler guadagnare tempo per poter realizzare quante più vaccinazioni possibili, dunque stringere di più e in modo generalizzato per consentire nel frattempo alla campagna vaccinale di procedere spedita. Si parla di un periodo di almeno tre settimane, ma resta da capire in che modo il Dpcm vigente verrà gestito. Una delle ipotesi, forse la più concreta, è quella che prevede di rendere più facile l'ingresso di una Regione nella cosiddetta "zona rossa". Il nuovo parametro che potrebbe essere adottato sarebbe eventualmente quello dell'incidenza di positività ogni 100 mila abitanti. Un'idea affatto nuova e che in passato aveva trovato la contrarietà dei governatori di Regione perché disincentiverebbe a fare i tamponi, o meglio, sarebbe penalizzante per quei territori che ne svolgono più di altri. Ma tant'è, il parametro, se venisse adottato, porterebbe una Regione direttamente in zona rossa al solo superamento dei 250 casi positivi ogni 100 mila abitanti nel corso di una settimana.

Tutto questo vorrebbe dire scuole in Dad, ma anche ristoranti e bar col solo servizio a domicilio e d'asporto (come già avviene in arancione) e, soprattutto, serrata dei negozi con quelli che potrebbero restare aperti indicati nell'allegato 23 del Dpcm, oltre alla chiusura di parrucchieri e centri estetici. Se fosse proprio questo il parametro scelto per rafforzare le misure nei prossimi giorni, il Veneto che pure è una Regione dall'alto numero di tamponi eseguiti non parrebbe rischiare la zona rossa. All'esito dell'ultimo monitoraggio di venerdì scorso, infatti, l'incidenza di positività settimanale sui 100 mila abitanti era ferma a quota 151,30 casi, dunque ancora distante dai 250 casi. Certo resta da capire se in alcune province, ad esempio Verona, il dato in questione potrebbe peggiorare al punto da superare la soglia dei 250 casi ogni 100 mila abitanti, ma è al momento una semplice congettura.

Un'altra possibilità allo studio sarebbe invece quella che prevederebbe una chiusura uniforme in tutto il Paese nel momento in cui ad essere superata fosse la soglia dei 30 mila contagi giornalieri. Ovviamente resta da capire cosa si intenda fare nello specifico, ed è difficile ipotizzare un nuovo lockdown nazionale in stile 2020, mentre è possibile l'applicazione della zona rossa per come è descritta nel vigente Dpcm a tutta l'Italia (i sardi, immaginiamo, non la prenderebbero benissimo).

Resta anche un'altra ipotesi al momento in fase di valutazione. Si tratterebbe di una sorta di riproposizione di quanto avvenuto per le festività natalizie, anche e per l'appunto in vista di quelle pasquali. Il calendario settimanale potrebbe nuovamente essere vincolato a colorazioni differenti a seconda che si tratti di giorni feriali/lavorativi oppure festivi. In breve, dal lunedì al venerdì l'Italia potrebbe svegliarsi zona arancione, o più probabilmente arancione rafforzato, quindi anche con la Dad nelle scuole e, forse, la sospensione della visita a casa, mentre durante il weekend e nei giorni festivi il Paese intero potrebbe finire in zona rossa, dunque con anche la chiusura dei negozi salvo quelli essenziali indicati nel già citato allegato 23 del Dpcm, oltre allo stop dei servizi alla persona salvo quelli indicati nell'allegato 24 (dove appunto centri estetici e parrucchieri non vi figurano più).

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