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Cronaca Pescantina / Piazza degli Alpini

Le donne di Pescantina sui profughi: "Costruire una cultura del rispetto"

Un appello lanciato da alcune cittadine del paese allarmate per la violenza verbale usata da chi è contrario all'accoglienza. E sul tema interviene anche Marco Giorlo: "La protesta non è contro i profughi, ma contro chi gestisce male l'immigrazione"

Sono una ventina, ma il loro messaggio è stato raccolto e condiviso da altre donne e anche da uomini. Sono cittadine di Pescantina che hanno espresso alcune riflessioni dopo aver partecipato ad un incontro pubblico organizzato dal sindaco Luigi Cadura riguardante la decisione di ospitare 28 richiedenti asilo. Una decisione che ha diviso la popolazione, con un corteo dei contrari e una sottoscrizione da parte di chi è invece favorevole all'accoglienza.

"L'assemblea doveva essere un’occasione per informarsi sotto i diversi aspetti legislativi, sanitari, di sicurezza - scrivono nel loro messaggio le cittadine di Pescantina - ma si è trasformata in una bagarre degna del peggior stadio in un clima da ku-klux-klan, prospettando scenari di degrado ambientale, stupri e disagi vari. Il clima di violenza verbale e comportamentale, ad opera di un gruppo di facinorosi presenti con l’evidente scopo di impedire qualsiasi libera espressione che divergesse dalla loro miope, intollerante, razzista visione politica, ha di fatto impedito la possibilità di un dialogo civile finalizzato ad entrare nel merito di questa delicata questione. La violenza che vogliamo denunciare si è manifestata con una forza tale che ha cambiato qualitativamente la realizzazione di un normale processo di confronto democratico, dove l'ascolto delle opinioni altrui è basilare".

"Ringraziando il cielo - si legge in un altro estratto del messaggio - questo piccolo esercito di agitatori, ma non per questo meno inquietante, è ben lontano dalla gestione delle politiche del nostro paese, perché si sa che, su più vasta scala, il connubio violenza-potere produce desolanti aberrazioni. La violenza può assumere molte forme per questo a nostro avviso è importante saperla riconoscere e analizzare per poter interpretare sia le sconcertanti reazioni degli abitanti di Goro-Gorino, sia altre modalità di espressione della violenza come quella che ha permeato gli interventi della serata in teatro. Davanti a queste strutture e logiche della violenza che possono essere agite sia in ambito personale che sociale, proponiamo di costruire una cultura del rispetto. Oltre ad appellarci a valori quali l’amore, la pace e la solidarietà come principi politici per neutralizzare le logiche della violenza, pensiamo soprattutto al rispetto come quell’alterità che non può essere oltrepassata e che siamo tenuti a riconoscere in ogni istante. La sfida politica di cui noi donne di Pescantina vogliamo farci portavoce si basa sul riconoscimento della legittimità dell’esistenza dell’altro/altra quale diritto fondamentale, chiunque esso sia. Per questo facciamo appello a tutte le persone, associazioni, rappresentanti delle forze politiche e non ultime alle parrocchie presenti sul territorio, affinché si trovi un comune e pacifico terreno di confronto, pur consapevoli delle difficoltà che il fenomeno delle migrazioni e dell'accoglienza ci pone di fronte. Vogliamo però essere anche speranzose che si possa trovare una soluzione condivisa ai problemi che stanno emergendo".

Diversa è invece la lettura del candidato sindaco a Verona del movimento Tutto Cambia Marco Giorlo, secondo cui le proteste di Goro che si preannunciano anche a Castel d'Azzano non sono rivolte ai profughi ma alla politica che, secondo Giorlo, gestisce male il problema dell'immigrazione. "Non è accettabile che venga scaricato questo problema che viviamo da oltre 20 anni sui sindaci che hanno come fondamento del loro programma la tutela e la salvaguardia dei loro cittadini e che oggi invece si trovano a dover gestire flussi di immigrazione che a loro non competono ma che dovrebbero invece essere gestiti totalmente dalla presidenza del consiglio dei ministri e dal ministero degli interni facendo uso di strutture ministeriali invece che requisire o sequestrare alberghi per una emergenza che non è tale. Il terremoto è una vera emergenza non l’immigrazione mal gestita".

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