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Cronaca Borgo Trento / Via XXIV Maggio

Salme e amianto in discariche abusive: sequestrate 8 aziende della provincia

In circa due mesi di indagini, la polizia stradale è riuscita scoprire un traffico di smaltimento illecito di rifiuti che coinvolgeva una ditta di Crotone e altre otto della zona veronese

Un'indagine condotta dalla Polizia Stradale di Verona, partita meno di due mesi fa, ha portato alla denuncia di 19 persone (tra le quali alcune recidive e in possesso di autorizzazioni ambientali), al sequestro (totale o parziale) di 8 aziende veronesi e all'emissione di sanzioni amministrative per un totale di 300.000 euro, oltre al sequestro di mezzi pesanti, capannoni e terreni agricoli per un valore di circa 1 milione di euro. Il tutto nell'ambito di un'inchiesta sulla gestione illecita di rifiuti, tra i quali erano presenti anche materiali considerati pericolosi per la salute, come l'amianto, e persino alcune salme. 

L'INDAGINE - La vicenda ha preso il via da alcuni controlli di routine della Polstrada scaligera su mezzi pesanti che transitavano lungo le arterie stradali extraurbane della zona, come le autostrade, che hanno portato alla luce alcune violazioni sospette del codice della strada: gli autisti infatti, in diversi casi, venivano sorpresi alla guida senza aver rispettato le ore di riposo previste dalla legge. Da lì è partita poi l'analisi dei flussi e della documentazione riguardante la movimentazione dei rifiuti in provincia di Verona. Le verifiche hanno consentito di scoprire un giro d'affari che andava ben oltre la provincia, coinvolgendo diversi imprenditori residenti nella zona scaligera e in quella milanese. Al centro delle indagini c'è anche un'azienda di Melissa, che ha sede nella provincia di Crotone ma operante nell'area veronese: facevano riferimento a questa azienda alcuni degli autisti controllati che hanno fatto alzare il livello di guardia nelle forze dell'ordine. Sono scattati quindi una serie di appostamenti e di pedinamenti dei camion sospetti, che hanno permesso agli agenti di scoprire le attività illecite e le aree nelle quali si svolgevano. 
Come affermato in precedenza, gli indagati sono tutti residenti nelle province di Verona e Milano, dimostrando, "laddove ce ne fosse ancora bisogno che l'illecito guadagno dato dalla gestione illecita dei rifiuti, non fa gola solo alla criminalità organizzata del sud, ma anche ad imprenditori che agiscono senza alcuna remora per i gravissimi danni ambientali ed i conseguenti rischi per la salute della popolazione", ha sottolineato il Dirigente della Sezione di Polizia Stradale di Verona, Girolamo Lacquaniti. 
Tra gli indagati inoltre è presente anche una famiglia di nomadi residente nel veronese: i tre fratelli in un solo mese avrebbero raccolto materiali ferrosi (come ad esempio il rame), ceduti poi alle aziende incriminate per un guadagno complessivo di circa 40.000 euro. 
Gli accertamenti sulla pericolosità dei rifiuti sono stati svolti in collaborazione con il personale del Servizio Ambientale del Dipartimento Arpav di Verona, che sta verificando i danni da inquinamento soprattutto relativamente all'illecito smaltimento di materiali contaminati da amianto e sostanze pericolose. Sono stati rinvenuti infatti interi bancali di Ethernit nella zona di Vigasio, a contatto con lavoratori e nelle vicinanze di un ristorante, questo nonostante la nota pericolosità del materiale per la salute dell'uomo. 
Ma la polizia sottolinea inoltre come neppure lo smaltimento di cadaveri sia stato risparmiato: è stata scoperta infatti anche un'attività illecita di esumazione ed estumulazione delle salme, che dai cimiteri finivano poi nelle discariche abusive. 
"L'attività d'indagine - ha concluso il vicequestore della Polizia Lacquaniti - proseguirà anche in altre zone della provincia di Verona, visto che gli elementi finora raccolti ci fanno presumere una diffusione particolarmente ampia di questo fenomeno criminale che, è giusto ricordarlo, produce ingenti guadagni illeciti ma ancora più gravi danni per la salute di tutti i cittadini". 

IL VIDEO DELL'OPERAZIONE

LE ACCUSE - Gli investigatori ora contestano agli indagati i seguenti reati: attività di gestione rifiuti priva dell'autorizzazione ambientale e trasporto di rifiuti senza autorizzazione; deposito incotrollato di rifiuti; discarica di rifiuti non autorizzata; violazione delle prescrizioni dell'autorizzazione; contaminazione del suolo; realizzazione di opere edilizie senza aver ottenuto il permesso di costruirle e cambio di destinazione d'uso di immobili o di tereni senza aver ottenuto la prescritta autorizzazione comunale. 

I RISULTATI - In tutto sono state sequestrate 35000 tonellatte di rifiuti per un totale di circa 45000 metri quadrati di superficie, trovati in 8 diversi comuni della provincia. Ecco i dettagli dell'operazione. 

  • Azienda sequestrata nel comune di Ronco all'Adige, attiva nella gestione dei rifiuti, anche pericolosi e completamente sconosciuta alle autorità competenti in quanto priva delle autorizzazioni provinciali. Sono finiti quindi a sequestro preventivo: un capannone con portico annesso di 4800 metri quadri di superficie, adibito a deposito di rifiuti speciali pericolosi e non, e tutti i macchinari industriali utilizzati per il filtraggio, la compressione e la cernita dei rifiuti; un altro capannone di circa 1500 metri quadrati con un piazzale di circa 2000 metri utilizzato come deposito rifiuti e in buona parte contaminato da amianto; un'area sterrata di circa 10000 metri quadrati usata come discarica; 3500 metri cubi di rifiuti metallici e RAE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), alcuni dei quali anche in questo caso pericolosi, corrispondenti a circa 5000 tonnellate di peso; 2000 tonnellate di MPS (materie prime e secondarie), principalmente metalli quali rame, ottone, bronzo e nichel ed altro, anch'essi derivanti dall'attività illecita di smaltimento. 
  • Un'altra azienda è stata sequestrata a Ronco all'Adige su un lotto di circa 9000 metri quadrati di superficie, sul quale sono stati realizzati un capannone industriale di grandi dimensioni ed una palazzina per uffici a due piani, operante come impianto di gestione di rifiuti pericolosi e non, principalmente di natura metallica (sono circa 3000 i metri cubi trovati), priva di collaudo, agibilità e autorizzazione ambientale. 
  • Sempre a Ronco all'Adige è stata sequestrata un'altra area, di circa 4000 metri quadrati di superficie, che veniva utilizzata come discarica e dove sono stati recuperati circa 1000 metri cubi di rifiuti, tra i quali alcuni di natura cimiteriale: il frutto di esumazioni ed estumulazioni delle salme, gestite dall'azienda citata precedentemente. 
  • Ad Arcole sono state recuperate 1600 tonnellate di materiali proveninienti da demolizioni edili fortemente contaminati da amianto. Questo presso un'azienda di recupero rifiuti. 
  • Un'area agricola di 4500 metri è stata sottoposta a sequestro a Sommacampagna, presso un'azienda anche'essa operante nella gestione dei rifiuti: la zona veniva utilizzata abusivamente come parcheggio e per lo stoccaggio in violazione del DPR 380/2001 (testo unico dell’edilizia) e del Testo Unico Ambientale in quanto priva dell’autorizzazione provinciale. 
  • A Villafranca è scattato il sequestro di un’area di 5600 metri quadrati di superficie, dei rifiuti su di essa depositati (per un quantitativo di 250 metri cubi corrispondenti a circa 450 tonnellate) e di un impianto di depurazione chimico/fisico delle acque di dilavamento meteorico con relativo scarico, presso un’azienda di gestione rifiuti. Tutte le opere sono state realizzate in assenza di collaudo e quindi prive di autorizzazioni edilizie e della Provincia
  • Un'altra area agricola, stavolta di 4000 metri quadrati, adibita a deposito non autorizzato di rifiuti da demolizione da un’azienda operante nel settore delle costruzioni, è stata sequestrata a Povegliano: in questo caso sono circa 7000 i metri cubi di materiale trovato, per un peso di circa 12.000 tonnellate. 
  • Anche a Sona un'area a destinazione agricola di 4000 metri quadrati è stata sequestrata. In violazione della normativa edilizia ed ambientale, la superificie veniva utilizzata da un’azienda operante nel settore delle costruzioni a deposito non autorizzato di rifiuti da demolizione, lastre di fibrocemento contenenti amianto e rifiuti metallici anche di natura pericolosa, per un quantitativo di circa 1500 metri cubi corrispondenti a circa 4.000 tonnellate di peso.
  • Il sequestro di parte di un capannone e di circa 200 metri cubi di rifiuti di natura pericolosa, è stato eseguito ai danni di una ditta che si occupa della gestione rifiuti sita nel territorio del comune di Castelnuovo del Garda, operante nel settore dei rifiuti di natura metallica e non autorizzata a trattare rifiuti pericolosi.
  • A Vigasio, duecapannoni di 600 metri quadrati di superficie cadauno, sono stati sequestrati perché adibiti a deposito illecito di rifiuti pericolosi tra cui decine di bancali di Ethernit in pessimo stato di conservazione. L’area sottoposta a sequestro, di circa 3000 metri quadrati di superficie, è risultata fortemente contaminata da amianto e da rifiuti pericolosi di vario genere. 
  • In tutto poi sono finiti sotto sequestro anche 5 autocarri. 
  • 250.000 euro circa di sanzioni amministrative comminate ad un’azienda di autotrasporti con sede a Melissa, in provincia di Crotone, ma operante nel veroense.
  • 50.000 euro di sanzioni amministrative sono state inflitte per reati inerenti la violazione della normativa ambientale. 

Le forze del'ordine sottolineano come questa attività influisca anche su reati di vario genere, come i furti di rame: se infatti il materiale viene trattato abusivamente, poi non è più possibile rintracciarlo e questo ne favorise il commercio illecito, impedendo ad esempio di stabilire con esattezza da dove provenisse la materia venduta dalla famiglia di nomadi ad una delle ditte incriminate. Inoltre questo tipo di crimine danneggia tutte quelle aziende che operano in maniera legale nel settore dei rifiuti, che si vedono costrette ad alzare gli stessi prezzi per riuscire a rientrare nei costi a causa del lavoro che gli viene loro tolto da altri privi delle regolari autorizzazioni. 
Per il momento la Polizia Stradale ha escluso qualsiasi collegamento con la malavita organizzata: non ci sarebbero dati oggettivi che portino a pensare a possibili infiltrazioni di tipo mafioso. 

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