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Cronaca San Zeno / Viale Cristoforo Colombo

Truffa legata alla criptovaluta Onecoin, denunciato anche un veronese

Le Fiamme Gialle hanno chiuso anche sette siti web e 93 pagine social sui quali venivano offerte «Onecoin» con la promessa di guadagni milionari

I finanzieri del nucleo speciale Antitrust hanno sequestrato questa mattina, 4 luglio, sette siti web e 93 pagine social sui quali venivano offerte criptovalute chiamate «Onecoin» con la promessa di guadagni milionari.
Cinque persone, residenti nelle province di Trento, Padova e Viterbo, sono state denunciate per i reati di truffa e una di loro, in concorso con altre due residenti nelle province di Verona e Mantova, per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Roma e avrebbero accertato una truffa architettata da sei promotori italiani, alcuni dei quali attivi nel Nordest. La loro età è compresa tra i 23 ed i 52 anni ed oltre a loro sarebbe coinvolto anche il legale rappresentante di una società romana di formazione aziendale.

I presunti truffatori proponevano sul web, sui social o con il passaparola, una serie di corsi formativi in materia finanziaria ai quali erano abbinati dei pacchetti di «criptovaluta», che gli acquirenti pagavano anche 100 euro. I corsi formativi sarebbero servito per istruire gli acquirenti sul meccanismo di proposta della criptovaluta «Onecoin» e per indurre gli acquirenti a reclutare altre ignare vittime da truffare. E le promesse di guadagno arrivavano anche a 35mila euro a settimana.
Il meccanismo ritenuto fraudolento dai finanzieri avrebbe fatto capo alla società romana di formazione e ad altre due società estere, alle quali facevano riferimento i promoter italiani.

Tre denunciati sono stati fermati dai finanzieri all'aeroporto di Orio al Serio. Con loro avevano oltre 110mila euro, soldi che sarebbero stati guadagnati attraverso la vendita di pacchetti formativi e di «Onecoin».

Le indagini si sono svolte parallelamente al procedimento dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), che aveva già dichiarato scorretta la pratica commerciale ed aveva emesso sanzioni amministrative per due milioni e mezzo di euro.
Le Fiamme Gialle ritengono inammissibili le promesse dei cospicui guadagni futuri fatte dai promoter. Analisi forensi avrebbero fatto emergere la totale mancanza di strutture fisiche e di algoritmi di calcolo che sarebbero servite per governare le complesse procedure crittografiche per la produzione delle monete elettroniche.

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