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Lockdown per i no-vax, Sileri: «È un'ipotesi, ma solo per la zona arancione». E torna lo spettro del "coprifuoco"

«Al momento non vi è motivo di fare restrizioni per i non vaccinati, cosa che eventualmente può essere valutata se qualche territorio dovesse passare in arancione», ha detto il sottosegretario di Stato Pierpaolo Sileri

Dai governatori di Regione Giovanni Toti e Massimiliano Fedriga, passando per il leader del Pd Enrico Letta favorevole alle linea del rigore («se torniamo in lockdown, poi sarà troppo tardi», ha detto ieri), cresce di ora in ora il fronte di quanti, preoccupati dalla recrudescenza della pandemia anche in Italia, chiedono che qualora si arrivi al ripristino di restrizioni severe queste valgano esclusivamente per la popolazione non vaccinata contro Covid. Si tratta con ogni evidenza di un'affermazione ancora tutta da declinare pragmaticamente in norme e disposizioni, ma le ipotesi che si vanno facendo hanno anche in Italia preso a modello quanto sta avvenendo in Austria, nonché le discussioni sul tema che sta affrontando la Germania. Dal canto suo il premier Mario Draghi ha glissato sulla questione con un semplice «il lockdown dei non vaccinati non è all'ordine del giorno», ma è chiaro che la preoccupazione è che possa diventarlo di qui a un mese, quando si sarà a ridosso delle festività di Natale.

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Di lockdown per i no-vax se ne parla, dunque, e se ne parla già ora sempre con più insistenza anche in Italia. Oggi i dati sono ancora rassicuranti per il nostro Paese, ma a preoccupare è la situazione negli Stati confinanti, oltre che già in alcune singole Regioni italiane. Dal Friuli-Venezia Giulia alla Provincia autonoma di Bolzano l'ipotesi zona gialla è tutt'altro che peregrina, ma anche lo stesso Veneto che, secondo alcune previsioni annunciate dallo stesso Zaia, potrebbe arrivare a sfiorare il limite del 10% di terapie intensive Covid di qui a qualche settimana e si salverebbe dall'eventuale zona gialla solo grazie al numero ampio di posti letto in area non critica dove, verosimilmente, non si supererebbe invece la soglia di criticità del 15%. Sta di fatto che con la stagione turistica invernale e la riapertura degli impianti sciistici alle porte, in molti guardino al peggio per cercare di salvarsi meglio. Ecco allora che in questa quarta ondata Covid oramai agli esordi anche in Italia, l'ipotesi di introdurre nuove restrizioni che valgano però solo per i non vaccinati pare a molti costituire il famigerato "male minore".

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Dopo che nelle scorse ore si era espresso in tal senso il sottosegretario di Stato alla Salute Andrea Costa, stamattina è stato il suo omologo Pierpaolo Sileri a confermare la possibile linea d'intervento del governo qualora i dati si confermino in progressivo peggioramento nei prossimi mesi. Il sottosegretario Sileri, intervenendo ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha detto in merito al lockdown dei non vaccinati che «non è la strategia da attuare con i numeri odierni», spiegando che «c’è qualche area del Paese che rischia di finire in zona gialla, ma la zona gialla non prevede grosse restrizioni» e, pertanto, «al momento non vi è motivo di fare restrizioni per i non vaccinati, cosa che eventualmente può essere valutata se qualche territorio dovesse passare in arancione». 

Quella di applicare restrizioni "differenziate" tra vaccinati e non vaccinati, secondo sempre le parole del sottosegretario di Stato Pierpaolo Sileri, è dunque un'ipotesi che «va tenuta sul tavolo, come tante altre opzioni, e si valuta di settimana in settimana a seconda dell’evoluzione dei numeri». Questo perché, chiarisce il sottosegretario alla Salute, «in una guerra contro un virus mutevole come questo le opzioni devono essere tenute tutte sul tavolo e devi essere in grado di mutuare le soluzioni essendo elastico. Credo che sicuramente servano degli aggiustamenti, - ha concluso Pierpaolo Sileri - però quello che viene fatto è sicuramente compatibile con l’andamento della curva epidemiologica». Quel che dunque, nello scenario peggiore di un impatto consistente anche nei numeri ospedalieri, potrebbe avvenire anche in Italia è sostanzialmente questo: le Regioni con dati da zona gialla si troverebbero via via in tale area di rischio con le relative restrizioni previste, che non sono tante e non sono particolarmente severe, ma in alcuni casi possono comunque impattare a livello economico (chiusura discoteche, regola dei 4 commensali al tavolo nei locali, capienze ridotte per cinema, teatri, stadi e palazzetti, etc.).

I guai veri, tuttavia, dal punto di vista delle restrizioni, è chiaro che comincerebbero a sorgere in Italia nel momento in cui una Regione si trovasse a passare in zona arancione, poiché qui, ad esempio, ad essere ripristinato sarebbe persino il "coprifuoco" notturno che era sì stato eliminato dallo scorso 21 giugno, ma ciò valeva per la zona gialla (mentre in quella bianca mai era stato previsto), non anche per le zone arancione e rossa. Il decreto-legge 18 maggio 2021, n. 65, infatti, all'Art. 1 dispone: «Dal 21 giugno 2021, in zona  gialla, cessano di applicarsi i limiti orari agli spostamenti [...]». In zona gialla, l'inciso è dirimente, il cosiddetto "coprifuoco" è scomparso dallo scorso 21 giugno in area gialla, ma tornerebbe ad essere in vigore nelle Regioni che passassero in zona arancione o addirittura in quella rossa, così come sempre previsto dal Dpcm 2 marzo 2021 che continuerà a trovare applicazione fino al prossimo 31 dicembre 2021 (come previsto dall'Art. 12 del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105 poi convertito dalla L. 16 settembre 2021, n. 126). Il "coprifuoco", però, non varrebbe per tutti i legittimi detentori di green pass, per i quali è infatti previsto che possano circolare liberamente senza limiti di orari o necessità di fornire motivazioni in qualunque area di rischio (anche in zona rossa). A quel punto diverrebbe dunque essenziale capire a chi venga rilasciato il certificato verde, se ancora anche ai "tamponati negativi" oppure, in ipotesi, ai soli vaccinati e guariti.

L'area arancione, inoltre, prevederebbe una serie di restrizioni che riguarderebbero le attività culturali e del tempo libero, quelle del settore della ristorazione, insomma tutte cose già viste e che nessuno vorrebbe rivivere. L'idea in circolazione, giusta o sbagliata che sia, è però che qualora la nave iniziasse ad affondare nuovamente con Regioni costrette alla zona arancione, questa volta le severe limitazioni previste trovassero applicazione esclusivamente per i non vaccinati. Questo potrebbe essere eventualmente fatto stabilendo, con un nuovo intervento normativo, che il green pass venga rilasciato per svolgere attività giudicate non necessarie, come andare al ristorante o al cinema, ad esempio, solo a guariti o vaccinati (il cosiddetto sistema austriaco delle "2G", Geimpft oder Genesen, vaccinato o guarito), consentendo invece per l'accesso ai luoghi di lavoro il rilascio della certificazione verde ancora anche tramite tampone. 

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