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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Mortalità tra gli anziani, nel 2021 ancora alta ma in calo rispetto al 2020

Per i pensionati Cgil, la vaccinazione ha fermato i decessi per Covid anche se non del tutto. Ma rimane il problema del blocco delle attività sanitarie ordinarie a causa della riconversione degli ospedali e della saturazione dei posti letto

Secondo gli ultimi dati ufficiali dell'Istat, elaborati dal centro studi di Spi Veneto, il sindacato regionale Cgil dei pensionati, nei primi dieci mesi del 2021 la provincia di Verona ha registrato un numero di decessi tra gli anziani con più di 65 anni in calo (-400 morti) rispetto al corrispondente periodo del 2020, ma ancora sensibilmente più alto della media dei cinque anni precedenti (+452 morti, pari al 6,7% in più). In numeri assoluti, il totale dei decessi passa dai 6.667 della media del periodo 2015-2019 ai 7.549 del 2020 per poi calare leggermente fino ai 7.109 del 2021. L'andamento risulta comunque in linea con la media a livello regionale.

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Spi Verona ritiene che la capillare vaccinazione, avviata nelle case di riposo e nella popolazione con più di 80 anni già dai primi mesi del 2021, abbia fermato i decessi per Covid anche se non del tutto. Il coronavirus, però, non basta a spiegare una differenza ancora così alta rispetto al periodo pre-pandemia. E per i pensionati Cgil, la ragione è dare ricercare nel blocco delle attività sanitarie ordinarie a causa della riconversione degli ospedali e della saturazione dei posti letto.
Nel suo Rapporto 2021, infatti, Fondazione Gimbe ha messo in guardia sui cosiddetti "danni indiretti" della pandemia, considerando che «l'eccesso di mortalità verificatosi nel 2020 è stato in gran parte attribuibile direttamente a Covid-19 (70% circa), mentre il restante 30% è legato in parte ad altre patologie».
Le tante prestazioni arretrate (visite specialistiche e operazioni chirurgiche considerate non urgenti o comunque differibili) sono un problema che ha colpito e colpisce ancora le categorie più fragili e quindi anche gli anziani. A fine 2021, l'Ulss 9 Scaligera ha calcolato che, rispetto al periodo pre-Covid, mancano all’appello circa un quarto delle prestazioni.
«Questi dati ci preoccupano molto - ha commentato Adriano Filice, segretario generale dello Spi Cgil di Verona - L'altissima mortalità degli anziani anche nell’anno passato, quando è avvenuta una massiccia vaccinazione, ci fa riflettere e conferma timori già espressi in passato. Il sostanziale blocco della sanità ordinaria ha reso ancora più vulnerabili gli anziani. In Veneto sono circa 400mila le prestazioni rinviate da inizio pandemia ad oggi: visite, screening, operazioni chirurgiche ritenute non urgenti. E tutto ciò con un effetto nefasto sulla popolazione più fragile, anche considerando che in Veneto quasi un over 65 su due (540 mila soggetti, il 49,2% degli anziani) soffre di più malattie croniche anche gravi, una percentuale che si impenna al 60% fra gli ultra-ottantacinquenni.  La prima soluzione è ovviamente il vaccino che è il principale strumento per ridurre i contagi e quindi gli intasamenti nei reparti ospedalieri. Da questo punto di vista il comportamento dei nostri anziani è stato responsabile verso se stessi e verso gli altri. Per questi motivi invitiamo tutti a completare il ciclo vaccinale che, come dicono gli esperti, riduce in modo radicale la possibilità di ammalarsi gravemente e di morire di Covid. È però necessario che la Regione intervenga con più decisione e al più presto per recuperare le prestazioni rinviate e garantire così alle persone anziane le cure adeguate per evitare l’aggravamento di malattie croniche o pregresse».

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