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Cronaca

Contrabbandavano sigarette straniere, fermati in quattro

Colti tutti in flagrante nel parcheggio dell'Auchan di Bussolengo mentre caricavano la merce

Un'organizzazione ormai consolidata quella instaurata da tre cittadini slavi e un'infermiera trentanovenne romena, che, lucrando sui prezzi stracciati delle sigarette provenienti dall'est europeo avevano costituito una rete di vendita "low cost" per gli amanti dei tabacchi.

I carabinieri della compagnia di Peschiera del Garda, dopo una settimana di appostamenti, hanno colto tutti in flagrante. Ramona Taldosi, infermiera residente nella provincia di Mantova, e Milorad Mamlic, autista 43enne, si erano appena recati nel parcheggio in automobile per approviggionarsi da due camionisti provenienti dalla Romania. Le stecche, illegalmente introdotte nel territorio italiano, erano in grossi sacchi neri. Alcuni erano già stati caricati nella macchina dei due "commercianti", altri erano ancora sui tir.

I militari dell'Arma hanno sequestrato venti chili di sigarette. Questo tipo di commercio clandestino è molto appetibile. dato che i costi sono inferiori di due terzi rispetto a quelli italiani. Una stecca di Marlboro nel nostro Paese costa 46 euro, con questa importazione sottobanco non supera i dieci euro. Un risparmio di due terzi. Il problema è che questa attività costituisce reato. E le pene sono pesanti. Ai quattro è stata comminata una multa di 101mila euro, poiché quando il quantitativo di sigarette sequestrate supera i dieci chili si paga una sanzione di 5,16 euro al grammo. In più l'importo è aumentato perché gli arrestati si avvalevano di tir di una ditta di autotrasporti romena, quindi non di loro proprietà. Rischiano dai due ai cinque anni di reclusione.

In questo caso si configura il reato di contrabbando poiché l'infermiera romena e l'autista serbo non avevano le regolari autorizzazioni per vendere tabacchi sul suolo italiano, e in più non pagavano le accise allo Stato. Le indagini ora continuano per capire se le sigarette erano un falso o se erano effettivamente prodotte in Romania e poi importate illegalmente in Italia.

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