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Cronaca

Concordia, arrivano aiuti anche dai sub veronesi

Sulla nave c'era anche Francesca Rettondini: "Le scialuppe erano inchiodate con cavi arrugginiti"

Una decina di speleosub veronesi della VI Delegazione speleologica sono partiti in direzione dell'Isola del Giglio. Preallertati ieri sera dal Soccorso alpino nazionale, hanno avuto stamane la conferma dell'allerta e, con mezzi provenienti da Verona, Vicenza e Trento si sono diretti sul luogo dove si è rovesciata la nave della Costa Crociere per aiutare nella ricerca dei dispersi.

Ancora una volta la macchina dei soccorsi veronesi e veneti, coordinata dalla Protezione Civile, interviene in gravi situazioni di calamità o incidenti, come avvenuto per il terremoto a L'Aquila, o per le alluvioni dello scorso anno nell'est veronese e più di recente a Genova.

Sulla nave da crociera era imbarcata anche Francesca Rettondini, che in un'intervista ha spiegato tutta la frustrazione provata in quei drammatici momenti: "Quando la nave si è rimessa in piano il capitano ha detto: 'State tranquilli! E' tutto a posto, potete rientrare nelle cabine e nei saloni all'internò. Capisco che bisogna mantenere la calma ma prende in giro, no. Qualcuno è tornato davvero nelle cabine e poco dopo la nave stava affondando". Poi, per scendere nelle scialuppe "c'é voluto troppo tempo, due ore circa. Erano inchiodate alle funi di ferro, arrugginite. Il capitano ha usato un'accetta per cercare di staccarle. Non si capiva più niente".

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