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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca San Zeno / Corso Castelvecchio

Colpo al Museo di Castelvecchio: "Chiedo scusa a tutti i veronesi, sono pentito"

Dal carcere di Montorio Pasquale Ricciardi Silvestri continua a negare di aver preso parte alla rapina, ma ammette di aver ricevuto un'offerta di denaro dalla banda per il suo silenzio

Si trova oramai in carcere da due settimane, perché ritenuto complice del colpo messo a segno a Castelvecchio il 19 novembre, quando 17 opere d'arte vennero sottratte alla città ed ora con una lettera si scusa con tutti i veronesi, pur ribadendo il fatto che lui a quella rapina non avrebbe preso parte. 
Pasquale Ricciardi Silvestri, 41enne fratello gemello della guardia giurata di Sicuritalia, che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da basista per il crimine da 17 milioni di euro messo a segno, si trova ora a Montorio, da dove spiega la propria versione dei fatti, come riporta il Corriere.

"A settembre del 2015 sono stato avvicinato da alcuni individui moldavi che mi chiedevano aiuto per effettuare dei furti in Italia, mostrandomi anche alcuni quadri di Castelvecchio. Io li avevo allontanati da quell’idea per l’assurdità del furto, e perché non potevo aiutarli in alcun modo. Loro avrebbero voluto delle chiavi per entrare di notte nel museo", ha scritto Ricciardi nella sua missiva, nella quale poi afferma di aver interrotto poi i contatti con la banda fino a quando non ha appreso dai giorni che il colpo era stato messo a segno. Nega quindi ogni partecipazione all'esecuzione del saccheggio o alla sua organizzazione ma avrebbe ammesso di essersi rimesso in contatto con i criminali dopo la sua esecuzione, ricevendo un'offerta di denaro in cambio del suo silenzio. Anche la sua convivente ucraina avrebbe fornito ai magistrati un racconto simile e ora il suo avvocato chiederà l'alleggerimento della sua pena detentiva al Riesame. Il 41enne originario di Castellammare di Stabia, ma da anni residente a Verona, inoltre è fino a questo momento l'unico degli arrestati ad aver collaborato con gli inquirenti. 

Alla fine della sua lettera, Ricciardi si scusa con tutti i veronesi e gli italiani, dicendosi pentito del suo gesto e di non aver denunciato subito la banda, auspicando infine che le opere vengano ritrovate e restituite alla città. 

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