"Colpita arteria vitale della malavita"
La polizia: "Un'organizzazione a ciclo continuo che si occupava di spedizioni, deposito e smercio"
“Abbiamo arrestato membri di spicco di una banda che si occupava del traffico internazionale di droga. Siamo riusciti a colpire un’arteria della malavita albanese e nordafricana”. Commenta così l’operazione “Truck 2010” il dirigente della Squadra mobile di Verona, Giampaolo Trevisi, all’indomani delle ordinanze di custodia cautelare ai danni di 17 persone, undici già in carcere e cinque che risultano ancora latitanti.
“Era tutto organizzato nei minimi dettagli e il traffico avveniva a diversi livelli. L’attività era a ciclo continuo. Della banda facevano parte le staffette che si occupavano di monitorare strade e collegamenti prima di ogni spedizione. I pacchi di eroina partivano dall’Albania nascosti all’interno dei camion, soprattutto negli incavi delle pareti del rimorchio. Se la staffetta dava il via libera al porto di Scutari o Durazzo, il carico veniva imbarcato e faceva scalo ad Ancona per poi finire nel nord Italia. Se non riuscivano ad aprirsi un varco via mare proseguivano via terra, attraversando le frontiere slave e arrivavano a Verona”.
Dalla logistica, poi, si passava al deposito della droga in luoghi sicuri, puliti, insospettabili. A disposizione dell’organizzazione c’erano alcune case sparpagliate nella provincia di Verona. Da lì i pacchi di eroina erano affidati al secondo livello della banda, i pusher nordafricani che riuscivano a vendere in pochi giorni chili di droga. Continua Trevisi: “Erano facilitati dalla posizione strategica di Verona nel nord Italia. Importanti collegamenti viari, nodi ferroviari, scali aeroportuali e autostrade vicine alla frontiera. Sospettiamo quindi che, dati i grossi quantitativi di eroina rintracciati, il traffico non fosse limitato al solo territorio veronese, ma a tutto il nordest, o addirittura al nord Italia”.