rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Borgo Trento / Piazzale Aristide Stefani

Citrobacter, chiuse le indagini preliminari. Molte infezioni stralciate dalle accuse

Gli indagati restano sette e non cambiano le accuse a vario titolo: omicidio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario

La Procura di Verona ha chiuso le indagini preliminari sul caso citrobacter. Gli indagati sono sette, accusati a vario titolo di omicidio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario. E le vittime sono alcuni neonati infettati dal batterio citrobacter nell'ospedale della donna e del bambino di Borgo Trento, a Verona.
Non per tutte le infezioni, però, gli accusati sono imputabili, secondo la Procura. Come riportato da Ansa, le posizioni di gran parte delle persone offese sono state stralciate dalle indagini.

Tra il 2018 e il 2020, i neonati che hanno contratto il citrobacter nell'ospedale scaligero sono stati circa un centinaio. Quelli che hanno riportato delle lesioni sono stati nove. E quelli deceduti sono quattro.
In seguito alle denunce presentate dai genitori delle vittime, sono stati indagati: Paolo Biban, ex direttore della pediatria; Francesco Cobello, ex direttore generale dell'Aoui di Verona; Chiara Bovo, ex direttrice sanitaria; Giovanna Ghirlanda, direttrice medica ospedaliera; Evelina Tacconelli, direttrice del reparto di malattie infettive; Giuliana Lo Cascio, ex direttrice di microbiologia; e Stefano Tardivo, risk manager dell'azienda ospedaliera.
Per chiarire l'intera vicenda, la Procura veronese ha formato una squadra di consulenti che ha analizzato i fatti avvenuti tra il 2018 e il 2020. Il gruppo ha lavorato un anno e alla fine ha prodotto una perizia secondo cui gli operatori sanitari indagati sarebbero imputabili solo per due casi gravi connessi all'infezione di citrobacter. Casi che, in base alla suddivisione temporale formulata dai periti, sono avvenuti nella cosiddetta "fase tre" o "fase tardiva", tra il 22 febbraio e il 30 maggio 2020. In quel lasso di tempo, il batterio si è diffuso nella terapia intensiva neonatale e pediatrica dell'ospedale. E si è diffuso come aveva fatto nei due anni precedenti, partendo dal rubinetto in cui si era annidato ed entrando nel corpo dei neonati attraverso l'acqua messa nei loro biberon. Tra febbraio e maggio 2020, per citrobacter a Verona sono stati registrati una morte, una malformazione ed altri due casi di infezione. Tutti casi che si sarebbero potuti evitare, secondo la consulenza, se si fosse intervenuto per tempo e in modo adeguato. Ma in quelle settimane non ci sono state riunioni del comitato infezioni ospedaliero e della commissione multidisciplinare ospedaliera, né alcuna sorveglianza attiva o monitoraggio ambientale. Il reparto è stato chiuso soltanto il 12 giugno 2020. Da quel giorno è partita la sanificazione dei reparti. Ma per alcuni bambini è stato troppo tardi.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Citrobacter, chiuse le indagini preliminari. Molte infezioni stralciate dalle accuse

VeronaSera è in caricamento