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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Cinghiate e torture al figlio 12enne e la moglie, arrestato

Un operaio 36enne scattava come una furia senza motivo. Decisivo il coraggio del giovane studente

Questa storia è senza nomi. Potrebbe essere simile a molte altre che rimangono nascoste dietro ai muri delle nostre città. Stavolta, per fortuna, un giovane studente dodicenne di origine marocchina ha deciso di parlare facendo emergere la sua storia in tutta la sua crudezza. Violenze ripetute e senza senso. Cinghiate, calci, pugni, sberle quasi ogni giorno. Senza alcun motivo serio. Il padre, un operaio 36enne di origine marocchina con regolare permesso di soggiorno dipendente di una ditta di demolizioni e scavi, sabato scorso è stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare per maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni.

Scattava come una furia per motivi futili sia sul figlio dodicenne, sia sulla moglie, risparmiando solo le due figlie di tre anni. I primi sospetti sono sopravvenuti agli insegnanti della scuola media veronese che frequentava il ragazzo. L'8 giugno scorso il giovane si è presentato in classe con degli ematomi in faccia, tentando di nascondere goffamente le violenze subite. Gli accertamenti successivi hanno evidenziato segni inequivocabili di cinghiate sui glutei. A quel punto il bambino è stato portato in Questura per un'audizione protetta con l'aiuto di personale specializzato. E ha deciso di raccontare la sua storia allucinante. Da tempo subiva questi maltrattamenti, come rimanere in piedi per diverse ore dentro casa senza potersi sedere, spinte, sberle, schiaffi, lancio di soprammobili. La madre, a differenza del figlio, ha avuto molte difficoltà a parlare con gli inquirenti. Dopo le prime conferme ha fatto marcia indietro, forse per la paura di perdere l'unico stipendio di casa o perché troppo dipendente dal marito dal punto di vista psicologico. A maggio la violenza del coniuge si era riversata anche su di lei: un potente cazzotto all'orecchio le aveva fatto perdere l'udito per qualche giorno.

L'appartamento di Borgo Milano in cui questa famiglia viveva era in condizioni indecenti: molti soprammobili non esistevano più, il vetro del forno era rotto per una pedata del padre non andata a segno nei confronti del figlio. Come indecenti erano le motivazioni che facevano scattare la furia dell'uomo, che iniziava a menare le mani perché le due gemelline piccole non lo facevano dormire o perché il frigorifero non era pieno dopo il suo ritorno dal lavoro.

Ora il giovane è stato portato in un istituto, mentre la madre è rimasta a vivere nel suo appartamento con le due gemelline, aiutata dai servizi sociali. Questa scelta è stata dettata dal fatto che la donna ha avuto molte difficoltà a collaborare con gli inquirenti. L'aggressore, che non aveva precedenti, si trova in carcere a Montorio in attesa di giudizio. La questione del permesso di soggiorno è arrivata sulla scrivania dell'ufficio immigrazione, se venisse revocato al marito la stessa sorte toccherebbe anche alla madre.

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