Cinghiali, nel Veronese sono circa 10 mila: la siccità li avvicina alla città
È Coldiretti a richiamare l'attenzione sul tema. «La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni economici molto elevati alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale», dice il presidente Alex Vantini
Si spostano dalla montagna alla campagna fino al centro città. I cinghiali sono un reale problema poiché non si fermano più davanti a nulla, abbattendo recinzioni, guadando fiumi e attraversando strade e autostrade mettendo a rischio la vita e la sicurezza delle persone.
Colpa anche della siccità che assedia le campagne veronesi, i cinghiali si avvicinano sempre più spesso verso la città a caccia di cibo, aggravandone i problemi di gestione, dopo aver fatto piazza pulita di quel che rimane delle coltivazioni e messo in allarme gli allevatori di maiali per il rischio della peste suina. La mancanza di pioggia, con precipitazioni dimezzate nel 2022, e il caldo record hanno fatto seccare i raccolti e reso asciutti i torrenti portando i branchi sempre più verso i centri urbani a caccia di cibo e di acqua. Peraltro, i bassi livelli dei fiumi permettono agli animali di attraversarli con più facilità aumentandone le possibilità di spostarsi da un territorio all’altro, tanto che i cinghiali sono capaci di percorrere fino a 40 chilometri alla volta.
Nella provincia veronese, nei territori del Monte Baldo e della Lessinia, i cinghiali sono circa 10.000 e i capi abbattuti nella stagione venatoria 2021-2022 sono 2600.
A lanciare l’allarme è Coldiretti Verona in occasione della prima alleanza tra il mondo agricolo e il mondo venatorio e della gestione faunistica siglata a Roma, con la nascita dell’Associazione Agrivenatoria Biodiversitalia firmata a Palazzo Rospigliosi dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini e dal presidente del Comitato Nazionale Caccia e Natura (Cncn) Maurizio Zipponi.
Si tratta di una grande rete di migliaia di aziende per il monitoraggio e la gestione del territorio nazionale con l’obiettivo di rappresentare un argine alla proliferazione indiscriminata di fauna selvatica che mette a rischio la vita dei cittadini sulle strade e le produzioni agroalimentari Made in Italy, a partire dai suoi settori di punta, ma anche di tutelare l’ambiente, attraverso una presenza capillare in grado di prevenire gli incendi e i pericoli legati al dissesto idrogeologico e combattere il cambiamento climatico valorizzando il ruolo dei boschi di catturare Co2.
«La situazione – precisa il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini - è diventata insostenibile nelle campagne con danni economici molto elevati alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale. Con la mancanza di pioggia che ha ridotto anche del 30% i raccolti nei campi, i branchi dei cinghiali si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con evidenti rischi per la salute. È pertanto positiva la nuova associazione costituita con l’obiettivo di sostenere un’idea di campagna attrezzata, in grado di offrire servizi alle persone, attraverso la gestione dei beni comuni», aggiunge Vantini.
Coldiretti Verona ha attivato al proprio interno un ufficio Fauna selvatica, il cui responsabile è l’esperto Massimo Sauro, che si occupa di tenere i rapporti con gli enti preposti alla gestione della fauna selvatica e con le associazioni venatorie e ambientaliste, di intervenire dando supporto ai soci in caso di predazioni, di svolgere attività di monitoraggio, aggiornamento, formazione e informazione.
L’invasione dei cinghiali viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.
Oltre che sul controllo degli animali selvatici, l’alleanza tra Coldiretti e Comitato Nazionale Caccia e Natura ha importanti effetti anche dal punto di vista economico per il comparto turistico e agroalimentare. Si va dalla possibilità di garantire in futuro nei piccoli borghi anche del Veneto la presenza di corner per la commercializzazione dei prodotti agricoli locali alla costituzione di una vera e propria filiera certificata consenta lo sviluppo di una filiera della carne di selvaggina l00% italiana, tracciata e certificata colmando così un vuoto. Nonostante il numero dei selvatici sia letteralmente esploso, la carne di cinghiale e dei suoi prodotti trasformati consumata nei ristoranti in Italia arriva per il 90% dall’estero.
Sul tema, nei giorni scorsi, era intervenuto anche l'assessore regionale ai Parchi e alla Caccia, Cristiano Corazzari: «Quello dei cinghiali è un tema seguito sempre con molta attenzione dalla Regione del Veneto. Nel corso degli anni si sono susseguite numerose iniziative di monitoraggio e contenimento anche attraverso la stipula di apposite convenzioni con gli enti preposti oltre a diversificati interventi di contenimento lo stanziamento di specifiche risorse e aumento di prelievi. Le operazioni intraprese si sono concretizzate anche nella gestione di un certo numero di trappole mobili autoscattanti (c.d. “chiusini”) e nella formazione di personale qualificato che ricopre il ruolo di “selecontrollore” da affiancare al personale istituzionale nello svolgimento delle operazioni di controllo. Queste sono solo alcune delle azioni più significative alle quali si è aggiunge l’attuale vigilanza sul tema della peste suina di cui gli ungulati sono portatori. Dal 14 giugno, è già operativo nella nostra Regione il Piano regionale di Interventi Urgenti per la gestione, controllo ed eradicazione della specie cinghiale (PRIU) rendendo, in tal modo, operative una serie di azioni e attività di controllo finalizzate a incrementare l'attività di contrasto al cinghiale e di tutela degli allevamenti zootecnici.
Non possiamo più attendere – ha aggiunto l’assessore Corazzari –. È necessario un intervento normativo a livello governativo che possa prevedere anche l'estensione del periodo di caccia alla specie cinghiale. Ciò renderebbe più incisive ed efficaci le azioni di contrasto e diffusione alla specie previste all’interno del Piano regionale di controllo».