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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

L'On. Sbrollini vuole il "patentino vaccinale" per andare al cinema e riaprire gli stadi

Se sei vaccinato puoi andare allo stadio, nei cinema, teatri, o nei musei come avviene col Green pass in Israele, altrimenti nisba. La proposta dell'esponente di Italia Viva Sbrollini

«Mentre i teatri e i cinema sono fermi alle restrizioni di sempre, con una prospettiva di riapertura incerta tra mille preoccupazioni, Israele torna alla normalità e inizia a programmare eventi culturali con la riapertura degli stadi ospitando concerti ai detentori di Green pass. Prendiamo esempio da loro». Così si esprime la senatrice Daniela Sbrollini, responsabile nazionale del cantiere Cultura e Sport, nonché espontente vicentina del partito di Matteo Renzi Italia Viva.

La stessa senatrice Daniela Sbrollini prosegue così nelle sue considerazioni, espresse in una nota stampa ufficiale, circa la necessità di dotare le persone di un "patentino vaccinale": «Grazie ad un patentino vaccinale ed un protocollo preciso su percorsi e capienze possiamo riaprire in sicurezza anche cinema e teatri senza eccessive riduzioni delle capienze. - sostiene la senatrice di Italia Viva - Questo aiuterebbe a far uscire da una situazione drammatica tutti i lavoratori dello spettacolo, della cultura e del turismo. Il governo ha fatto un primo importante cambio di passo nominando nuovi responsabili della logistica e della gestione dell'emergenza. Ora dobbiamo superare velocemente la penuria di vaccini e diamo il Green pass a chi si vaccina».

Ora, sia detto con il debito rispetto, ma questa storia (non nuova!) del "patentino vaccinale" in Italia per andare al cinema, a teatro, nei musei o allo stadio come in Israele dove però ormai oltre l'80% della popolazione è vaccinato, a noi fa venire in mente il caro vecchio ragionier Fantozzi e le sue celeberrime esternazioni dopo l'ennesima visione de La corazzata Potëmkin. Uno Stato degno di questo nome, prima di poter anche solo parlare di "patentino vaccinale" o Green pass, dovrebbe poter garantire il vaccino a tutti i suoi cittadini, cioè avere già le dosi necessarie a sua disposizione. Ma non solo, dovrebbe anche aver già detto a ciascun suo cittadino dove e quando è previsto che venga vaccinato. In Israele non è il Green pass ad aver reso possibile le riaperture, bensì è il fatto che la popolazione sia stata pressoché integralmente vaccinata ad aver reso possibile il Green pass. 

L'attuale situazione in Italia (che per numero di abitanti e logistica non è Israele e difficilmente lo diventerà nei prossimi mesi), è invece che nemmeno alcune categorie di persone particolarmente a rischio hanno la ben che minima idea di quando potranno davvero ricevere la loro dose di vaccino. La «penuria di vaccini», così come la chiama l'On. Sbrollini, sta al contrario producendo quale effetto in Italia il fatto che, ad esempio, gli studenti e tutte le persone fino ai 40 anni almeno (cioè persone che si dà il caso amino andare al cinema o allo stadio, e forse pure a teatro e nei musei), diano ormai per scontato di non ricevere il vaccino in tempi brevi. In Italia stiamo chiudendo per l'ennesima volta le scuole, abbiamo appena iniziato a vaccinare il personale scolastico e non stiamo vaccinando la popolazione studentesca, davvero ha senso parlare di "patentino vaccinale"?

Quando un ragazzo di 15-20 anni può sperare di essere vaccinato in Italia, chiediamo alla senatrice Sbrollini, oppure quando una ragazza di 30 anni può ambire ad essere vaccinata? Entro quanti mesi? Si diano prima risposte puntuali a queste domande, poi eventualmente si invochino "patentini vaccinali" e Green pass. Perché forse non è chiaro e val la pena evidenziarlo, ma al netto dell'effetto discriminatorio sulla popolazione di una simile proposta in assenza di un piano vaccinale che garantisca a tutti in tempi certi le somministrazioni, se ad un qualsiasi tifoso di calcio dovesse essere detto che gli stadi riaprono, tuttavia solo per i vaccinati ed a lui il vaccino non verrà però fatto prima di sei o sette mesi perché è un 30 enne qualsiasi, c'è il rischio concreto che la questione del Green pass diventi in Italia un problema di "ordine pubblico".

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