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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Lo scontro con Poste Italiane: Comuni e Provincia annunciano ricorso al Tar

La vicenda era nata già ad aprile scorso, quando era stato annunciato e poi messo in atto il piano di razionalizzazione di molti uffici postali decentrati. Ma i Comuni lamentano disservizi, specie per la fascia di utenti più deboli

La razionalizazione degli uffici postali non va giù ai sindaci e vari rappresentati dei paesi veronesi, oltre che al Presidente della Provincia Pastorello. Nella Sala Rossa di Palazzo Scaligero si è svolto oggi giovedì 10 settembre, un incontro al termine del quale la decisione drastica, ma a detta di molti inevitabile, è stata presa: si farà ricorso al Tar in merito alla chiusura di numerosi uffici postali periferici, già messa in atto da Poste Italiane sulla scia del decreto Scajola, e che secondo i rappresentanti di molte realtà comunali sta provocando una serie di disagi e difficoltà nella cittadinanza, specie nei confronti della sua fascia più debole. La disputa in merito aveva avuto inizio già ad aprile scorso, ma finora lo stesso Presidente Pastorello ha lamentato una scarsa disponibilità a trovare soluzioni di compromesso, pertanto  ne è conseguita la decisione di ricorrere al tar, cosi come risulta dalla nota stampa diffusa dalla Provincia di Verona che riportiamo di seguito:

Oggi, in Sala Rossa al Palazzo Scaligero, il presidente Antonio Pastorello ha convocato l'incontro sul problema della chiusura degli uffici postali in provincia di Verona. Erano presenti all'incontro: Maurizio Cianciarelli, direttore della filiale di Verona con delega per Legnago; i rappresentanti dei Comuni di Albaredo d'Adige, Caprino Veronese, Castelnuovo del Garda, Cerea, Gazzo Veronese, Lavagno, Lazise, Monteforte d'Alpone, Oppeano. L'incontro con Poste Italiane è stato convocato per cercare soluzioni alle chiusure degli uffici periferici già attuata da Poste italiane in tutto il Veneto da lunedì 7 settembre.

Le rimostranze dei sindaci hanno riguardato soprattutto il forte disagio ricaduto soprattutto sulle fasce deboli della popolazione, come ad esempio gli anziani nel ritiro della pensione. Il direttore delle Poste di Verona, che non ha rilasciato dichiarazioni perché non autorizzato, è venuto a presentare i servizi innovativi e telematici decisi per ovviare alla soppressione degli uffici. Constatata l'assenza di apertura da parte di Poste italiane, la Provincia e i sindaci hanno quindi deciso di fare ricorso al Tar, come già sta avvenendo in Toscana, Friuli Venezia Giulia (Udine ha già vinto il ricorso) e altre province venete. L'ufficio legale della Provincia sta adesso studiando la formula più adeguata: se presentare il ricorso come Provincia in rappresentanza di tutti i sindaci interessat, oppure se devono farlo i Comuni.

La disputa con Poste italiane risale ad aprile, con la richiesta da parte della Provincia di discutere e trovare formule sostitutive al piano di razionalizzazione degli uffici. Fra queste, era stato anche proposto il “convenzionamento preferenziale”, grazie al quale i Comuni avrebbero stanziato risorse da destinare a Poste italiane pur di tenere aperti gli uffici. La risposta da parte di poste italiane non è mai stata positiva perché obbligata dal decreto Scajola ad attuare le chiusure programmate previste dal ministero dello Sviluppo economico.

Presidente Pastorello: «E' da cinque mesi che facciamo proposte che non state prese in considerazione. Alla fine siamo riusciti ad avere l'incontro di oggi per sentirci raccontare del 'postino elettronico' e di altri prodotti innovativi. Il direttore della Filiale di Verona ha fatto il suo mestiere, ma lo Stato quando eroga i servizi non può dimenticarsi così delle esigenze delle fasce deboli, evidentemente il Governo non ha a cuore il sociale. Non ci resta altro che impugnare questa decisione, adesso i nostri uffici legali studieranno al formula più adeguata».

Sindaco di Castelnuovo, Giovanni Peretti: «Vista la totale assenza di disponibilità, non resta altro che fare ricorso al Tar. Sarà lo Stato contro lo Stato. E' una strada obbligata che abbiamo davanti, anche sulla scorta di alcuni pronunciamenti positivi già fatti da altri Tar nei confronti dei Comuni. Nella mia area ho 2.940 abitanti con 520 anziani. Direi che i numeri di chi subisce il disagio la dice lunga».

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