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Cronaca Monteforte d'Alpone / Viale del Commercio

Polemiche dopo il duplice "no" alla costruzione del centro islamico a Monteforte

Bocciato il progetto sia dal Tar che dal Consiglio di Stato per la costruzione di un centro islamico a Monteforte, divampano le polemiche. Il sindaco Marini: "Mancanza di correttezza da parte della ditta proprietaria del capannone"

La duplice sentenza del Tar e del Consiglio si Stato che hanno giudicato inadatta allo scopo l'area dove sorge il capannone che sarebbe dovuto diventare un centro islamico a Monteforte, hanno provocato il montare della polemica rivolta contro la ditta di costruzioni che si stava occupando dei lavori. Ad accusare i proprietari della struttura, così come riferisce l'Arena, è stato diretttamente il sindaco di Monteforte Gabriele Marini: "Sulla sentenza del Consiglio di Stato non posso che esprimere soddisfazione perché i rilievi dell'ufficio tecnico comunale non erano erronei. Politicamente parlando, è spiaciuto quello che è successo all'associazione Unione a cui va la nostra solidarietà. E spiace la mancanza di correttezza da parte della ditta proprietaria del capannone: aveva tutti gli elementi per sapere se quel tipo di attività poteva essere insediata oppure no, bastava chiedere all'ufficio tecnico".

La comunità mussulmana, riunita attorno alla società culturale Unione, aveva infatti già investito una cifra considerevole, circa 60.000 euro, per avviare dei lavori di costruzione che ora sono stati bloccati, con la conseguente necessità di distruggere le opere realizzate finora. Il Consiglio di Stato ha infatti ribadito la sentenza già espressa dal Tribunale amministrativo regionale del Veneto, confermando che l'insediamento di un'associazione culturale nel capannone di via dell'Artigianato risulta totalmente incompatibile con la destinzione urbanistica della zona in questione.

Soddisfatto per l'esito della vicenda il consgliere tosiano Andrea Bassi che, come riporta l'Arena ha dichiarato: "I no del Tar e del Consiglio di Stato formalizzano ciò che per mesi hanno sostenuto prima le aziende della zona artigianale e poi la popolazione, i gruppi politici e le minoranze. Se qualcuno ha vinto è stata la gente ed il principio che le regole vanno rispettate". In tutta la "zona D" è stato dunque stabilito in via definitiva e ufficiale dal Tar  l'impossibilità di costruire spazi finalizzati all'attività culturale, cosa che comporta a detta del sindaco Marini una rivalutazione necessaria del Pat, così almeno stando alle sue parole riferite sempre dall'Arena: "Si aprirà una riflessione per dare risposte nel rispetto delle regole: a voce sono state formulate altre richieste, ma ora abbiamo un problema urbanistico che riguarda qualsiasi associazione che si definisce culturale. Dovremo riprendere in mano il Pat. Il Comune è sempre attento e non esiterà a stangare qualsiasi manovra. Le pressioni vissute da gennaio fino alle elezioni regionali alla fine si sono risolte in una bolla di sapone: chi dice altro lo fa senza cognizione. Le procedure sono chiare, dopo la comunicazione di inizio attività c'è un tempo tecnico di 30 giorni e solo dopo è possibile procedere con le verifiche. Chi dice qualcosa di diverso cerca visibilità e si esprime in malafede".    

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