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Cronaca San Massimo / Via Don Giacomo Trevisani

Centri massaggi a "luci rosse" a Verona: coppia accusata di sfruttare un giro di prostituzione

Dopo l'operazione della scorsa settimana che ha coinvolto il "Sesto Senso" di via Volto San Luca e portato all'arresto di una 45enne, i carabinieri hanno messo le manette ai polsi del suo compagno e posto sotto sequestro un altro esercizio, questa volta situato in via Trevisani

Insieme alla compagna, finita in manette nei giorni scorsi, avrebbe gestito un giro di prostituzione in almeno due centri messaggi e nel pomeriggio di mercoledì è stato tratto in arresto dai carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Verona: si tratta di un 42enne pakistano residente a Travagliato, in provincia di Brescia, pluripregiudicato, sul quale pendeva l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa lo scorso 6 aprile dal tribunale di Verona.
Il Gip infatti ha concordato con i risultati delle indagini dell'Arma, che grazie ai numerosi servizi di osservazione presso l'esercizio di via Volto San Luca, in città, avrebbero appurato chi ci fosse dietro quelle donne cinesi che si prostituivano, nascoste da una copertura di massaggiatrici in centri benessere.

Solamente venerdì scorso, i militari avevano arrestato una 45enne cinese con l'accusa di sfruttare sue connazionali e donne pakistane all'interno del "Sesto Senso": una sorta di maîtresse, secondo gli investigatori, che incassava il denaro di tutti i massaggi/prestazioni sessuali svolti dalle ragazze e che forniva loro l'abbigliamento succinto utile per accalappiare i clienti e consumare con loro i rapporti.

Il lavoro della Sezione Operativa però non si è concluso con il fermo della donna, anzi, è proseguito con maggiore incisività: le indagini infatti avrebbero permesso di ricostruire la fitta trama che la 45enne e il suo compagno pakistano sarebbero riusciti a tessere per reclutare donne e “piazzarle” in almeno due centri massaggi di Verona. 

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Analizzando spostamenti, contatti e telefoni cellulari dell'arrestata, le forze dell'ordine sarebbero risalite all’uomo che con lei avrebbe manovrato questo “commercio di corpi”, al quale la donna cinese avrebbe inviato puntualmente un rendiconto mensile di quanto le ragazze fossero riuscite a guadagnare nell’arco delle singole giornate “lavorative”. Il 42enne si sarebbe occupato di reclutare e assoldare le donne da sfruttare, oltre a pagare l’affitto dei locali dei centri massaggi e assicurarsi del fatto che venisse fornito loro tutto il necessario per svolgere l'attività di prostituzione (abiti, trucchi, preservativi, salviette, olii per massaggi in parti intime del corpo e così via).

Un lavoro, quello condotto dai carabinieri, che si è concluso in tempi serrati dopo un'attenta analisi degli elementi raccolti e che avrebbe consentito di ricostruire il dietro le quinte del mondo della prostituzione nei centri benessere. Risultati che sono stati presentati al magistrato titolare dell’attività, il quale ha richiesto ed ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la misura cautelare della custodia in carcere anche per il 42enne. 
Ricevuta l'ordinanza, i militari hanno dunque ammanettato l'uomo davanti ad un secondo esercizio situato in via Trevisani e anch’esso posto sotto sequestro: l'uomo d'origine pakistana risponderà di sfruttamento e induzione alla prostituzione, così come la compagna già condotta a Montorio venerdì scorso.

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