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Cronaca Valverde / Via della Valverde

Pasetto contro Giovanardi, parla l'ex sottosegretario: "chi si droga è un pericolo"

Dopo il reintegro di Serpelloni, Carlo Giovanardi aveva attaccato l'Ulss 20, finendo a sua volta attaccato dal consigliere tosiano Giorgio Pasetto. Ora arriva la replica dell'ex sottosegretario, in prima linea contro le droghe

Il Tribunale del Lavoro di Verona reintegra Giovanni Serpelloni nell'Ulss 20, dopo il suo licenziamento del febbraio 2015. Sulla questione interviene, a difesa di Serpelloni, niente di meno che Carlo Giovanardi, ex sottosegretario alla lotta contro le dipendenze, firmatario con Gianfranco Fini della legge che nel 2006 equiparava le droghe leggere a quelle pesanti. Il consigliere della Lista Tosi Giorgio Pasetto non ha però apprezzato questa intrusione dell'onorevole modenese in una faccenda veronese. Ora, arriva la replica ai commenti di Pasetto da parte di Giovanardi, che punta l'attenzione su quanto sia pericoloso anche per gli altri chi si droga.

Ricostruiamo la vicenda grazie al quotidiano L'Arena. Sulle pagine del giornale di venerdì 22 agosto, si leggono queste parole dell'onorevole Giovanardi: "Tutto mi sarei aspettato meno che vedere il professor Giovanni Serpelloni e i suoi validissimi collaboratori veronesi, dopo sei anni di lavoro con i governi Berlusconi, Monti e Letta, puniti dalla Asl di appartenenza per una serie di motivi pretestuosi fatti poi a pezzi dalla magistratura. È incredibile che invece di sostenere e valorizzare in sede locale e veneta una così preziosa professionalità, si tenti di disperdere un patrimonio di conoscenze e di esperienze proprio nel momento in cui si registra una grande preoccupazione per il dilagare dell'offerta di nuove e micidiali sostanze". Dunque, l'ex sottosegratario è intervenuto in difesa di Giovanni Serpelloni, che è stato fino al 2014 capo del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il giorno seguente, sempre su L'Arena, si legge un commento del consigliere comunale Pasetto: "Leggo sui giornali che l'onorevole Giovanardi, esponente di Ncd, partito alleato con Renzi al Governo, prende posizione a favore di Serpelloni, contro il direttore generale dell'Ulss 20 Bonavina. Senza entrare nel merito della vicenda, oggetto di indagine della Magistratura, anche se il reintegro di Serpelloni all'Ulss pare il risultato di una procedura controversa, esprimo alcune perplessità sull'operato di Giovanardi e, quindi, sulla reale portata del suo intervento in merito ad una questione tutta veronese. Un detenuto su tre finì in carcere per la legge Fini-Giovanardi approvata nel 2006, che equiparò le droghe leggere a quelle pesanti, ma che l'autoritarismo paternalista e proibizionista di questa legge si sia rivelato un fallimento lo dice anche la Dia (Direzione Investigativa Antimafia): l'utilizzo delle droghe non diminuisce, anzi aumenta". Giorgio Pasetto poi continua dichiarando che "Depenalizzando il consumo di cannabis, riducendo l'impatto penale e rendendo legale l'assunzione di sostanze leggere qualcosa di buono potremmo ottenere, soprattutto in termini di contrasto ai traffici illeciti: il proibizionismo cattolico-integralista non aiuta nessuno, lo dimostrano gli episodi di quest'estate,oltre che i numeri".

Ora, su L'Arena del 24 agosto, Carlo Giovanardi risponde alle critiche mosse dal consigliere tosiano e sposta l'attenzione sul problema di coloro che fanno uso di sostanze stupefacenti: "In Italia, forse il consigliere lo dimentica, il consumo personale di droga non è un reato perseguibile, lo è lo spaccio. Ma non concordo sul fatto che la depenalizzazione dell'uso di droghe leggere risolverebbe un problema. Probabilmente sfugge un particolare che nulla ha a che fare con la scelta di fumare cannabis, che resta un fatto personale, esiste un problema di coscienza. Cosa accade se dopo aver fatto uso di sostanze una persona si mette alla guida e a causa della mancanza di lucidità provoca un incidente stradale con vittime? In questa direzione ci siamo mossi e in settembre anche il Senato approverà l'omicidio stradale che prevede pene che vanno da 8 a 12 anni, aumentate di un terzo se le vittime sono di più. Al di là del tipo di droga e del principio attivo, bisogna necessariamente tenere in considerazione anche le conseguenze per gli altri. Sono oltre duecentomila i malati cronici che vengono curati a spese della comunità. Ripeto diventa un problema di coscienza, non di legge. Chi usa sostanze, ed è libero di farlo, non deve poi però mettere a repentaglio la vita e la salute degli altri".

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