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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Passeggero irregolare, condannato il capotreno. Tosi: "Sentenza scandalosa"

In merito alla sentenza del Tribunale di Belluno, della quale non si conoscono ancora le motivazioni, è intervenuto anche l'esponente di Noi con l'Italia che non ha mancato l'occasione per attaccare il Governo: "Con il Centrodestra questo non succederà più"

«Nell'Italia di oggi succede che un capotreno venga condannato da un giudice per aver semplicemente svolto il proprio dovere: ha fatto scendere dal treno un cittadino extracomunitario e clandestino con biglietto non regolare». È quanto sostiene Flavio Tosi, in riferimento alla nota vicenda che ha visto protagonista un capotreno condannato per "violenza privata" da una sentenza recentemente emessa dal Tribunale di Belluno.

La vicenda nel 2014

I fatti risalgono al 2014, quando il suddetto capotreno fece scendere dal mezzo un cittadino nigeriano che a suo avviso risultava essere senza biglietto. In realtà il nigeriano era in possesso del biglietto, ma non lo aveva subito esibito al capotreno e parrebbe che ad ogni modo non fosse stato preventivamente vidimato. Il cittadino nigeriano che all'epoca viveva nel Padovano e ad oggi non è più in Italia perché nel frattempo è stato espulso, aveva poi dichiarato che il controllore, una volta fattolo scendere a terra, gli avrebbe intimato: «Se non sali, non ti denuncio».

Il cittadino nigeriano, infatti, dopo essere stato costretto a scendere dal treno, secondo quanto raccontato dal capotreno avrebbe vidimato il biglietto, pretendendo di risalire e sostenendo che il biglietto fosse stato validato prima della partenza. Lo stesso controllore in seguito ha poi intentato un procedimento nei confronti dell'uomo, al momento irreperibile, sostenendo di essere stato preso a calci e pugni durante le fasi in cui il capotreno ha fatto discendere il nigeriano.  

Tosi e Zaia contro il Governo

L'episodio che ha subito destato grande clamore dopo la sentenza del Tribunale di Belluno, è stato letto in chiave strettamente polemica anzitutto dal Governatore del Veneto Luca Zaia che ha invitato a non concentrare l'attenzione sull'opera dei magistrati, bensì sull'operato del Parlamento: «Per una volta non ci si concentri sui magistrati e sui loro atti, - ha scritto Zaia su Facebook - ma sul Parlamento, e ci si chieda quali leggi ha prodotto, consegnandole alle giurisdizioni che le devono poi applicare. Io mi chiedo: il Parlamento cosa fa e cosa ha fatto? Come sarebbe stata punita la violazione nel paese di provenienza del signore pizzicato col biglietto non valido?».

Anche l'esponente di Noi con L'Italia ed ex sindaco di Verona Flavio Tosi, in merito a questa vicenda ha lasciato intendere, in modo quantomeno singolare, che la sentenza del Tribunale di Belluno abbia a che fare con l'operato del Governo: «Con il Centrodestra e Noi con l'Italia al Governo questo non succederà più! Tuteleremo i lavoratori che svolgono mansioni delicate e saremo fermi con chi non rispetta le nostre leggi e le nostre regole».

La replica della Senatrice Laura Puppato

Alle accuse mosse da Zaia e Tosi al Governo, ha voluto replicare l'ex consigliera regionale e Senatrice del Partito democratico Laura Puppato, la quale spiega: «Devo ammettere sinceramente di non aver compreso la sentenza che ha condannato un capotreno per un gesto che sembrerebbe assolutamente in linea con il doveroso e corretto comportamento professionale del suo ruolo. Luca Zaia ha scelto comunque di scendere nel ridicolo accusando il Parlamento, - ha quindi aggiunto Laura Puppato - poiché è evidente che il problema non è la legge, che è un codice e non scrive sentenze».

La Senatrice del Pd ha poi fatto presente che ancora non si conoscono le motivazioni della sentenza e che quindi prima di discutere sarebbe bene aspettare di capire nel dettaglio il perché della decisione da parte dei giudici: «Le sentenze per essere comprese vanno lette e ora abbiamo solo il dispositivo, quindi dobbiamo discutere senza conoscere motivazioni e analisi fatte dal giudice. Ricordo infine allo smemorato Zaia - ha poi concluso l'esponente Pd - che la legge non è cambiata da quando lui era Ministro della Repubblica. Va bene che siamo in campagna elettorale, ma ormai il governatore è a corto di motivi polemici».

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