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Cronaca

Capannoni dismessi come centri per la droga, 4 arresti

A Chievo l'operazione di polizia e vigli per sgominare il traffico da via Stradella Bionde

Arriva grazie alle ennesime segnalazioni dei cittadini l’ultima operazione di sgombero dello spaccio a Chievo, in via Stradella Bionde. Residenti arcistufi, stanchi del continuo viavai di facce poco raccomandabili che usavano capannoni dismessi e case abbandonate come dormitori e centri logistici per l’eroina. È stato così, dopo il susseguirsi di chiamate in questura e al Comando della polizia municipale, che è partito il servizio congiunto con appostamenti e indagini.

In quattro sono finiti in manette per detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio in concorso. Tutti tunisini senza precedenti, due dei quali clandestini e due in possesso di un permesso provvisorio di sei mesi per profughi rilasciato dopo il loro ingresso in Italia tramite il Cie di Lampedusa. Il capo banda era Lotfi Rezki, 34 anni, che poi, in sede di interrogatorio, si sarebbe autoaccusato come l’unico responsabile del commercio di eroina messo in piedi da qualche mese. Con lui sono stati fermati i presunti complici, Salah Ben Alì Ayari, 22 anni, Taoufik Ayari, 35, e Mahdi Deridi, 27. Quando erano arrivati in Italia, evidentemente, non avevano pensato un solo minuto a lavorare onestamente e pagarsi una stanza in affitto. Qualcuno forse li aveva avvisati che qui a Verona il terreno per novelli pusher sarebbe stato fertile. Il loro traffico è durato qualche settimana. La loro inesperienza non li aveva portati a pensare che i residenti non avrebbero accettato a lungo di vederli continuamente scavalcare il cancello, chiuso con lucchetto, di via Stradella Bionde per accedere all’edificio abbandonato a tutte le ore del giorno e della notte. La stessa scena si è presentata agli occhi degli agenti appostati per qualche giorno nella zona.

Il blitz di poliziotti e vigili è scattato martedì scorso, 7 giugno, all’alba. A loro il capannone è apparso disabitato e nell’immediato la perlustrazione non ha portato a nulla. Risultato diverso, invece, per l’edificio adiacente. Qui la polizia ha ritrovato i quattro membri della banda ancora a letto. Non ci hanno messo tanto, i quattro pusher, ad accorgersi che erano finiti in guai seri: sotto ai loro materassi sono stati ritrovati 90 grammi di eroina e alcune dosi già confezionate. Poi, sparsi per la camera, il kit dello spacciatore: 3 bilancini di precisione per pesare la droga, forbici, cinque cellulari, sacchetti di cellophane e 720 euro in contanti. Portati in questura, uno solo di loro, Rezki, ha vuotato il sacco, addebitandosi ogni responsabilità per lo spaccio di droga ed è finito in carcere a Montorio Veronese. I suoi tre “coinquilini” sono stati rimessi in libertà.

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