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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Zona arancione, rossa, gialla poi (forse) rossa o arancione: il calendario di colori e divieti

Cosa succede in Italia dal 7 gennaio e perché oggi ancora non si sa nulla di certo?

«Valutiamo l'ipotesi per il prossimo fine settimana di applicare le misure da zona rossa per i festivi e prefestivi, con la salvaguardia dei Comuni più piccoli per gli spostamenti. Dopo aver raccolto i contributi dei presidenti si tireranno le somme con il governo». Così si sarebbe espresso ieri sera dopo la riunione con i capidelegazione della maggioranza il ministro della Salute Roberto Speranza, le cui parole sono state riportate dall'Ansa.

Circola con insistenza dunque l'ipotesi di una "stretta" ulteriore del governo nella gestione dell'epidemia in Italia, in paticolare si parla di una zona arancione o, appunto, addirittura di una zona rossa in tutto il Paese per i due giorni del fine settimana in arrivo, quindi sabato 9 e domenica 10 gennaio. Nel mezzo vi è l'epifania con la "scadenza" del cosiddetto decreto-legge "Natale" che istituiva l'alternanza tra zona arancione e rossa durante i giorni feriali e poi prefestivi e festivi. Il che significa che il 7 ed 8 gennaio tutta Italia dovrebbe al contrario ritrovarsi zona gialla (tranne in teoria l'Abruzzo che era arancione e dovrebbe tornare tale ma è in corso una valutazione in merito).

In sostanza, il calendario dei colori e quindi dei divieti nell'Italia della prima settimana del 2021 dovrebbe essere il seguente.

Colori certi:

  • Lunedì 4 gennaio 2021: zona arancione.
  • Martedì 5 e mercoledì 6 gennaio 2021: zona rossa.

Colori ipotetici:

  • Giovedì 7 e venerdì 8 gennaio 2021: Italia zona gialla (Abruzzo zona arancione).
  • Sabato 9 e domenica 10 gennaio 2021: Italia zona arancione, o zona rossa.

In realtà, come noto, la zona gialla potrebbe però subire un rimaneggiamento ed un "rafforzamento", di qui dunque i dubbi circa quello che effettivamente potrebbe davvero accadere in quelle due giornate residue del 7 ed 8 gennaio. Senza poi contare che proprio venerdì la Cabina di regia nazionale analizzerà i dati delle Regioni e, dunque, potrebbero essere decisi dei cambi di colore. In merito, è oltretutto circolata l'ipotesi che ad essere modificati siano anche gli stessi 21 parametri che definiscono l'attribuzione di ciascuna Regione ad un'area specifica di rischio, quindi l'istituzione della zona gialla, arancione o rossa con le rispettive restrizioni. In breve, a partire già dal prossimo monitoraggio di venerdì potrebbe risultare molto più "facile" assistere ad un cambio di fascia di rischio ed il Veneto, che aveva un indice Rt già sopra l'1 la scorsa settimana, potrebbe così vedersi proiettato in fascia arancione o rossa per almeno 14 giorni.

Ad oggi, tuttavia, resta però tanta incertezza in una gestione della crisi che inizia a stancare i cittadini, anche quelli più responsabili e comprensivi, forse esausti più dinanzi al "metodo" del governo che non al contenuto stesso dei provvedimenti presi. È davvero necessario, chiediamo, "giocare" fino all'ultimo minuto sui colori e i divieti, le restrizioni ad attività, imprese, oltre che libertà individuali? È davvero indispensabile che lunedì 4 gennaio un barista o un ristoratore del Veneto non sappia ancora se giovedì 7 gennaio potrà far sedere i suoi clienti al tavolo oppure no? E ancora, è davvero inevitabile che oggi un titolare di un negozio di abbigliamento non sappia se sabato e domenica potrà o meno tenere aperto, a seconda che l'Italia sia zona arancione o rossa?

Chi amministra dovrebbe avere la capacità di programmare le cose nel tempo, con largo anticipo e facendo valutazioni che riescano a prevenire situazioni possibili. L'impressione è invece che ad oggi in Italia ci si stia sempre più assuefacendo ad uno "stato di crisi permanente", in funzione del quale ogni decisione politica possa giungere anche fuori tempo massimo. Il rischio evidente dinanzi a ciò, tuttavia, è che in ogni decisione politica i cittadini percepiscano sempre più la venatura d'arbitrio che l'attraversa, il che in una democrazia non può che avere come conseguenza uno sfilacciamento direttamente proporzionale nel senso di fiducia che lega elettori ed eletti.

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