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Cronaca

Ca' del Bue, in arrivo i rifiuti da Vicenza

All'inceneritore potrebbero essere smaltiti gli scarti provenienti dal Distretto della Concia

Un po' come sbattere fuori di casa la moglie per poi vedersela rientrare dalla finestra con la suocera. L'inceneritore di Ca' del Bue, che secondo il neopresidente di Agsm Paternoster dovrebbe iniziare a funzionare a pieno regime fra quattro anni circa, potrà contare su quattro forni. Due "a letto fluido", già esistenti, e due "a griglia", costruiti dall'azienda spagnola Urbaser. Un arsenale capace di smaltire mille tonnellate di rifiuti al giorno, a ciclo continuo. Perché i forni hanno un costo, e non si possono spegnere e riaccendere spesso. Verona, che con il 48% di materiali riciclati è la città più virtuosa d'Italia, produrrebbe solo 350 tonnellate di rifiuti da incenerire. Il resto? Bisogna andarlo a raccattare da altre parti.

Tanto più che la Urbaser avrebbe firmato un accordo con l'amministrazione comunale che le darebbe il diritto di bruciare cinquecento tonnellate di rifiuti al giorno per venticinque anni. Se fosse così, i cittadini che si danno da fare per la raccolta differenziata vedrebbero i loro sforzi vanificati. Il pericolo è che arrivino rifiuti non riciclabili dalle concerie vicentine e dal resto del Veneto. Li chiamano "fanghi di depurazione", sottoprodotti della depurazione di acque di scarico. Qualche anno fa si sfruttavano per la concimazione, per la loro ricchezza di fosforo e azoto, ora invece sono stati vietati perché trasportano metalli pesanti e sostanze cancerogene. I forni a letto fluido però non sarebbero idonei per smaltire scarti industriali. Possono smaltire solo biomasse che permettano forme di recupero energetico.

"Vorremmo chiedere a Paternoster - commenta Daniele Nottegar dell'associazione Verona Riattiva -
dato che il progetto è sottoposto alla valutazione di impatto ambientale, che risposta si intende dare a queste obiezioni. Secondo la normativa, contemporaneamente alla presentazione, il progetto dovrebbe essere pubblicato sugli organi di stampa per permetterne la consultazione all'opinione pubblica. Dov'è?" Il business degli inceneritori frutta molto. "Lo smaltimento dei rifiuti viene pagato 112 euro a tonnellata, cui bisogna aggiungere i contributi pubblici sulle energie rinnovabili e assimilabili. Questi contributi derivano dal 7 % delle bollette pagate dai cittadini".

Una via alternativa all'inceneritore potrebbe essere il "trattamento a freddo", da cui si possono ricavare materiali riciclabili e metano. Ma per mantenere l'impianto ci sarebbe bisogno di quattrocentocinquantamila tonnellate all'anno di plastica.

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