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Cronaca

Bocciata la mozione sul contratto delle maestre

Tosi: "Il provvedimento non riguarda i soldi: la modifica solo nell'orario"

Ieri il Consiglio comunale ha respinto, con trenta voti contrari e tredici favorevoli, la mozione presentata dalla minoranza relativa alla trasformazione del rapporto di lavoro degli insegnanti delle scuole dell’infanzia. Il documento impegnava l’amministrazione scaligera a rinunciare alla modifica del contratto e del rapporto di lavoro degli insegnanti nelle scuole dell'infanzia.

"Garantiremo la continuità del trattamento economico – ha spiegato il Sindaco di Verona – in quanto la modifica che si prospetta è solamente quella dell’orario di lavoro frontale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, che passerà da 25 a 30 ore. Rispetto ai colleghi del resto d’Italia gli insegnanti veronesi a pari ore lavorate percepiranno uno stipendio maggiore. Attendiamo comunque il parere del Ministero della Funzione pubblica dopodiché valuteremo come agire". Gli altri punti su cui la minoranza consiliare puntava il dito riguardavano la possibilità di garantire la qualità del servizio nella forma attuale e, se possibile, migliorarlo senza con questo peggiorare le condizioni di lavoro, i livelli salariali e previdenziali del personale interessato. In merito alla mozione, per i consiglieri del gruppo del PD, primi firmatari del documento, “sembra che all’Amministrazione comunale interessi maggiormente pareggiare i conti del bilancio e recuperare più di 40 insegnanti da utilizzare per le supplenze che non garantire la qualità del servizio e tenere alte le motivazioni che spingono gli insegnanti a portare avanti un lavoro giudicato oggi d’eccellenza. Scegliere di investire nella formazione ed educazione dei bambini e dei giovani significa prevenire una serie di problematiche che la società prima o dopo dovrà affrontare. Tutto oggi sembra improvvisato e inaspettato, sia il problema emerso che la sua risoluzione”.

“La Giunta – ha spiegato l’assessore al Personale, Enrico Toffali – ha chiesto un parere all’Aran ed oggi intende adempiere all’obbligo di modifica del contratto di lavoro, per non rischiare un danno erariale di un milione e mezzo di euro”.

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