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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Bloccato nell'abisso di una grotta: anche i soccorritori scaligeri al lavoro

L'allarme è partito nella serata di domenica dalla Val Ceccona, sull'Altopiano di Asiago. Il 49enne speleologo aveva affrontato la discesa con un'altra persona, ma al momento di risalire ha sbagliato strada e la donna aveva già disarmato il percorso

Erano circa le ore 20 di domenica, quando il Soccorso alpino di Asiago è stato allertato per il mancato rientro di uno speleologo dall'abisso Obelix, in Val Ceccona sull'Altopiano di Asiago. La grotta, che arriva a circa 800 metri di profondità, è in fase di esplorazione e costantemente armata con corde fisse, che vengono recuperate in testa ai pozzi per evitare che si deteriorino nei tratti soggetti a piene.

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Il 17 marzo, S.B., speleologo 49enne di Monteviale (VI), era sceso con un'amica e durante la risalita, a circa - 450 metri dal livello del mare, si erano accordati in modo che lui la precedesse e lei di seguito raccogliesse le corde nei punti in cui serviva. Poi però non si erano più visti e quando la donna è giunta all'uscita non ha trovato l'uomo, così ha lanciato l'allarme. I soccorritori di Asiago hanno subito avvertito il Soccorso speleologico per poi raggiungere l'ingresso dell'abisso, trasportando il materiale speleo sanitario tenuto apposta in magazzino per accelerare i tempi di intervento. Arrivati sul posto, una ventina di tecnici speleologici, provenienti dalle Stazioni speleo di Vicenza, Verona e Veneto Orientale, hanno fatto il punto ascoltando il resoconto della ragazza e hanno ipotizzato che in un tratto della grotta potesse avere superato il compagno senza accorgersene e che lui, tolte le corde fisse, fosse rimasto bloccato.

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La squadra di primo intervento allora ha iniziato la discesa, portando in ogni caso i sacchi sanitari con sé, mentre una seconda squadra ha steso la linea telefonica per le comunicazioni. Il 49enne è stato ritrovato poco prima dell'una di notte, ad una profondità di 250 metri, ed effettivamente era successo quanto ipotizzato dai soccorsi: ad una ramificazione a - 400 metri, S.B. aveva seguito un cordino con nodi, per poi accorgersi che portava a uno stretto cunicolo. Tornato sui propri passi, l'amica lo aveva già superato e disarmato il percorso. Lo speleologo era riuscito a progredire ugualmente di quota, fino a doversi poi arrendere alla base di un pozzo, in attesa degli aiuti. Stava bene e i soccorritori hanno provveduto a riscaldarlo, per poi risalire con lui la grotta e uscirvi passate le due.

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