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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Zimella / Via Stazione

Bassa, pericolo infiltrazioni mafiose: "Ho chiesto controlli e misure urgenti"

È Mattia Fantinati, portavoce alla Camera dei Deputati per il Movimento 5 Stelle, a rivolgersi ai ministri Manniti e Orlando, dopo il caso del ristorante pizzeria «La Fortezza» lanciato dagli organi d'informazione

A Zimella, secondo diversi articoli di giornale locale, il comune di cinquemila abitanti, tra le province di Verona e Vicenza, è in attività un ristorante pizzeria «La Fortezza» che sarebbe al centro della fitta rete di rapporti tra famiglie calabresi attive in Veneto.

 È il portavoce alla Camera dei Deputati per il Movimento 5 Stelle, Mattia Fantinati, a preoccuparsi per la situazione delineata da alcuni organi d'informazione della Bassa Veronese. Il politico scaligero poi prosegue, arrivando alle iniziative da lui lanciate in questi giorni. 

Il ristorante in questione sarebbe il punto di riferimento degli ’ndranghetisti veneti, secondo la tesi confermata anche dalle dichiarazioni del pentito Angelo Salvatore Cortese. Per questo motivo ho chiesto con una interrogazione a risposta scritta, al Ministro dell’ Interno, Marco Minniti ed al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando quali iniziative s’intendano assumere per potenziare gli organici, le capacità e gli strumenti degli organi inquirenti presenti sul territorio della provincia di Verona al fine di agevolare il controllo delle aree che vedono la presenza massiva e ramificata di numerose famiglie mafiose e come intendano implementare le attività di contrasto delle organizzazioni criminali.

Fantinati poi ripercorre la vicenda, passando per i suoi punti focali. 

Da alcune inchieste giornalistiche, pubblicate nelle scorse settimane, è emerso che sono quasi 5 mila i ristoranti del nostro Paese finiti nelle mani della criminalità organizzata.

L’attenzione dei clan mafiosi sul mondo della ristorazione spazia dal franchising ai locali esclusivi, da bar alla moda a trattorie e ristoranti di lusso; queste attività costituiscono la migliore copertura per mascherare guadagni frutto di attività illecite: traffico di droga, estorsioni, strozzinaggio. I pubblici esercizi – grazie alla complicità di imprenditori collusi che vendono una parte delle proprie quote – sono assai utili alle associazioni criminali in quanto hanno una facciata di legalità dietro la quale è difficile risalire ai veri proprietari e all’origine dei capitali.

Il proprietario del locale a Zimella, secondo le carte, sarebbe Domenico Multari, boss calabrese con numerosi precedenti e condanne per sequestro di persona, omicidio colposo, ricettazione e bancarotta fraudolenta, a cui i magistrati antimafia, nel 2011, avevano sequestrato tre milioni in immobili, auto e quote societarie, e 500 mila euro, nel 2012, soprattutto di immobili. Scrive Il Mattino di Padova: «A fronte di redditi dichiarati (in 10 anni) per 40 mila euro, Multari aveva dimostrato un volume d’affari incompatibile con la sua dichiarazione dei redditi. In realtà, sospettano gli investigatori, parte del suo patrimonio è ancora protetto da prestanome, tra cui imprenditori e professionisti veneti». 

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