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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Bussolengo

Sospettata di progettare un attentato in Trentino: coppia di presunti jihadisti fermata

Un 21enne ed una 18enne di origini kosovare sono accusati di associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale, ed eversione dell’ordine democratico, arruolamento e addestramento: avevano messo da parte una quantità di sostanza pari a 300 grammi di tritolo

Entrambi di origine kosovare, nati e cresciuti in Italia, sono stati fermati a Rovereto dai carabinieri del comando provinciale di Trento: secondo le indagini infatti, stavano lavorando alla costruzione di un ordigno da far esplodere in territorio trentino. 
Si tratta di marito e moglie, lui 21enne e lei 18enne, entrambi incensurati che, come riferiscono i colleghi di TrentoToday, risultavano perfettamente inseriti nel contesto sociale trentino, sia dal punto di vista lavorativo, sia a livello di studio. Il ragazzo risulta nato a Bussolengo, la giovane invece sarebbe parente di un imam della provincia di Siena, ritenuto estremista ed espulso nel 2019: i due ventenni sono accusati di associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale, ed eversione dell’ordine democratico, arruolamento e addestramento.

Il procuratore capo della Repubblica di Trento Sandro Raimondi e il comandante del Ros Pasquale Angelosanto, nella conferenza stampa che si è tenuta venerdì, hanno spiegato che il primo contatto da cui ha preso il via il percorso di radicalizzazione sarebbe avvenuto attraverso Instagram con alcuni membri dello Stato islamico (Isis). Il rapporto sarebbe partito da alcuni apprezzamenti per l’attentato di Manchester del 2017 e proseguito per mesi portando a una «radicalizzazione violenta dell’indagato che dopo essersi accostato all’ideologia jihadista è arrivato a giurare fedeltà all’organizzazione».

Il 21enne, perito chimico, sarebbe quindi stato addestrato per compiere atti violenti e attentati in Italia. In particolare, le indagini avrebbero permesso di appurare che stava lavorando alla costruzione di un ordigno esplosivo con acetone, acido citrico, perossido di idrogeno e acido cloridrico: per la quantità messa da parte era in grado di sintetizzare fino a 400 grammi di sostanza, con una carica esplosiva pari a 300 grammi di tritolo.
Come già avvenuto in passato con altri foreign fighters, dopo aver commesso l’attentato i due sarebbero dovuti partire per la Siria per unirsi in combattimento all’organizzazione terroristica.

Gli investigatori hanno spiegato che negli ultimi anni, dal Kosovo, sono arrivati oltre 350 foreign fighters. In Italia l’indagine è partita proprio dal monitoraggio di alcune moschee dove i kosovari mostravano una tendenza molto forte alla radicalizzazione dei fedeli: una delle moschee attenzionate è proprio quella di Monteroni d'Arbia, in provincia di Siena, il cui imam, come detto, era lo zio della 19enne. 

L’attività investigativa, condotta dai carabinieri del raggruppamento operativo speciale (Ros) con il supporto del comando provinciale di Trento, del gruppo di intervento speciale (Gis) e del raggruppamento investigazioni scientifiche (Ris), risale allo scorso febbraio. Il 15 giugno è scattata l’operazione che tre giorni dopo ha portato il giudice per le indagini preliminari (gip) del tribunale di Rovereto a disporre la misura della custodia cautelare agli arresti domiciliari, con obbligo di braccialetto elettronico, nei confronti del ragazzo. La moglie è stata scarcerata dopo aver parzialmente confessato.
L’obiettivo ora è garantire un percorso di deradicalizzazione della coppia, nel quale avrà un ruolo fondamentale la famiglia di origine, perfettamente integrata nel tessuto sociale italiano.

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