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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Manifestazione pacifica in Brà in ricordo delle vittime degli attentati di Parigi

L'ideologia islamista dei terroristi non deve aver la meglio. Lo hanno ribadito ieri sera martedì 17 novembre le circa duecento persone che si sono ritrovate in piazza Brà per commemorare le vittime degli attentati parigini

Nella giornata di ieri martedì 17 novembre erano almeno 200 le persone che in piazza Brà a Verona si sono riunite in segno di cordoglio e vicinanza per ricordare le vittime degli attentati terroristici di Parigi. Tra candele e volti contriti dal dolore, dalla rabbia e dalla paura, è emersa però anche la voglia di reagire e proiettarsi con speranza verso un futuro meno cupo.

Nel Centro Storico scaligero, come nel resto d'Italia, i controlli e la presenza sul territorio delle forze dell'ordine hanno visto un immediato aumento ed intensificazione. Si è inevitabilmente entrati in una nuova fase storica del conflitto in atto tra estremismo islamista e le società democratiche. Le forze di polizia e i militari monitorano oggi più che mai strade e piazze anche nelle città italiane, così lontane eppure così vicine a quelle francesi, parigine, belghe o tedesche, insomma europee. 

Sarà uno strano Natale è indubbio, il che non vuol dire affatto che dovrà per forza essere più brutto di quelli passati. Ma è inevitabile che anche a Verona tra luminarie e banchetti festivi, il pensiero non possa che essere coinvolto da quanto sta accadendo tutt'ora al di là delle Alpi. E il pericolo di un attentato anche in casa propria, inutile nasconderlo, è un qualcosa che ad oggi nessuno si sentirebbe completamente di escludere. Di qui la vastità di un problema che non si può pensare di risolvere attraverso slogan, ma solo con democratica e perseverante intelligenza politica.

Sta di fatto che nel frattempo va fissandosi nelle menti delle persone, l'idea che ogni assembramento d'individui possa costituire un cosiddeto "luogo sensibile". Idea quanto mai nefasta, poiché rinunciare ad un concerto, alla vita di tutti i giorni andando serenamente a mangiare nei ristoranti o a divertirsi con gli amici a teatro, sarebbe inevitabilmente consegnare noi stessi la palma del vincitore all'ideologia reazionaria ed oscurantista che anima nel profondo il terrorismo jihadista. Eppure i timori ci sono, è inevitabile, così come è però necessario trovare il modo di continuare a vivere facendo fronte alle nuove sfide che la società globale di oggi, in costante evoluzione, ci pone innanzi. Anzittutto evitando di lasciarsi trasportare dalle facili reazioni, altrettanto reazionarie per l'appunto, che procedendo con grossolane identificazioni conducono a fare di tutta l'erba un fascio.

Non è retorica, ma dimostrazione di assennatezza, non considerare tutti gli immigrati, o gli Italiani stessi di seconda generazione figli di immigrati, dei potenziali terroristi. Come riferisce l'Arena, tuttavia, il rischio concreto c'è ed è ben visibile nel racconto di Stefania, una dipendente dell'osteria al Canton di piazza Erbe intervistata dal quotidiano scaligero: "L’altro giorno, mentre venivo al lavoro, un giovane veronese è salito sul mio stesso autobus e si è messo a urlare parolacce e insulti contro gli immigrati, secondo lui 'tutti terroristi'. Sulla corriera, in quel momento, c’erano molti stranieri. Io mi sono fatta piccola piccola sul mio sedile, pregando che non scoppiasse una rissa. Invece, per fortuna, nessuno ha reagito. Non nascondo di avere anch’io timore di possibili attacchi. Ma allo stesso modo ho paura della rabbia diffusa tra la gente". E in serata, così come sempre riporta l'Arena, è stata Miriam, giovane ragazza musulmana figlia di genitori tunisini, a indicare la giusta via che, per quanto difficile possa sembrare, è necessario provare a percorrere: "Come vedete sono musulmana e proprio per questo vorrei ribadire che l'Islam e l'Isis sono due cose ben distinte. La religione islamica non incita alla violenza. Anzi, nel Corano è scritto: Chi uccide un uomo innocente uccide l'umanità intera".

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