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Cronaca Università / Via San Francesco

La storia di Divine: giovane studentessa del Congo accolta a Verona grazie a Unicore, i corridoi umanitari universitari 

La studentessa originaria della Repubblica Democratica del Congo, rifugiata in Zambia, ha raccontato la sua storia di accoglienza a Verona 

Si chiama Divine ed è una studentessa originaria della Repubblica Democratica del Congo, dapprima rifugiata in Zambia, oggi vincitrice del bando "Unicore, University for Refugees" 2022/2023, cui aderisce l’università di Verona nell'ambito delle azioni e del network Manifesto università inclusiva. Si tratta di un progetto proposto dall'Unhcr alle università italiane per «facilitare l’accesso all'istruzione universitaria e il proseguimento degli studi di ragazze e ragazzi titolari di protezione internazionale».  

Il percorso di accoglienza della studentessa Divine

Secondo quanto viene spiegato dall'università di Verona in una nota, la selezione avviata con il bando pubblicato l’1 aprile 2022 ha visto come assegnataria della borsa di studio messa a disposizione dall’ateneo scaligero Divine, ovvero una studentessa originaria della Repubblica Democratica del Congo rifugiata in Zambia che, dopo  aver conseguito il bachelor in Pharmacy presso l’University of Zambia, si è candidata per il corso di laurea magistrale internazionale in Molecular and Medical Biotechnolgy, un campo descritto come ricco di «enormi potenzialità per lo sviluppo di nuove soluzioni rivolte alla salute umana».  

La storia di Divine è stata resa ancora più particolare dalla scoperta della sua maternità: «Se ogni processo di accoglienza, pur partendo da una base condivisa, strutturata e pianificata, risulta essere unico, con diverse variabili, - chiarisce in tal senso la nota dell'università di Verona - questo è ancora più vero se ci si trova di fronte a una situazione di particolare vulnerabilità. Nel caso specifico dell’ultima edizione Unicore 4.0, la progettualità ha dovuto essere adattata in tempi repentini, per renderla adeguata alle esigenze della studentessa, legate alla sua maternità, e a quelle del nascituro».

In particolare, l'ateneo scaligero precisa che «ciò ha significato riprogettare i profili legati al corso di studi, rendendoli possibili nel nuovo scenario» ed ha quindi «richiesto e richiede uno sforzo di flessibilità, un sostegno quotidiano basato sull'ascolto della madre-studentessa, una collaborazione ancora maggiore con e tra tutti i partner e all'interno dell'università con diversi enti, commissioni e aree organizzative, per tessere una rete di sostegno, corresponsabilità e integrazione, nonché per progettare strumenti e processi adeguati». 

Il progetto Unicore

«Accoglienza, unitamente a motivazione e merito», sono questi, così come spiegato in una nota dell'Univr, i capisaldi di tale progettualità di cooperazione allo sviluppo che si inserisce nel più ampio quadro dell’internazionalizzazione dell’ateneo e che, ribadisce la nota dell'ateneo, «traduce, nella pratica, la strategia generale di accoglienza e inclusione nelle università». In base a quanto spiegato dall'università di Verona, infatti, il progetto Unicore offre l’opportunità a studentesse e studenti titolari di protezione internazionale di «arrivare in Italia in maniera regolare e sicura, per proseguire i loro studi, frequentando un corso di laurea magistrale della durata di due anni, e li sostiene nel percorso di integrazione nella vita universitaria e in quella del territorio».

A tal fine, ovviamente, la realizzazione della progettualità «non può non tener conto delle caratteristiche del contesto locale e dell'importanza della cooperazione nel territorio». La nota dell'Univr spiega in tal senso che «in aggiunta al partenariato nazionale, costituito dal ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Unhcr, Caritas Italiana, Comunità Sinodale della Diaconia, Centro Astalli, Gandhi Charitas e le università aderenti (33 nell’ultima edizione di Unicore), è pertanto fondamentale il costituirsi di un solido e ampio partenariato a livello locale che assicuri la realizzazione di formule di accoglienza e integrazione a favore degli assegnatari delle borse di studio». Nel caso specifico dell’università di Verona, l’edizione Unicore 4.0 ha potuto realizzarsi «grazie al supporto di dodici partner a livello locale, diversi per status giuridico e campo d'azione, tra cui organizzazioni no-profit, istituzioni, associazioni giuridiche e culturali, fondazioni ed enti religiosi».

Secondo quanto viene riportato dall'ateneo si tratta in particolare di Caritas diocesana veronese, Camera avvocati immigrazionisti del Triveneto (Cait), Centro studi immigrazione (Cestim), Chiesa valdese di Verona, Comune di Verona, a partire dagli assessorati pari opportunità e transizione ecologica, mobilità, ambiente. E, ancora, Comunità ebraica di Verona e Vicenza, Esu Verona, Fondazione Nigrizia, Migrantes, Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii) e Unione delle comunità ebraiche italiane. Tale partenariato, precisa inoltre l'università scaligera, in preparazione della nuova edizione del progetto Unicore 5.0 si sarebbe ulteriormente ampliato prevedendo anche «la partecipazione di One Bridge To Idomeni (OBTI) e Istituto della Carità del Sacro Cuore – Suore di Don Nicola Mazza».

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