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Cronaca San Zeno / Viale Cristoforo Colombo

Sedicente promotore finanziario arrestato: sequestrati beni per oltre 2 milioni di euro

L'arresto all'alba di lunedì 24 maggio nei confronti di un trentasettenne dopo le indagini svolte dai finanzieri della compagnia di Verona e di Legnago

I finanzieri del comando provinciale scaligero riferiscono di aver eseguito alle prime ore di lunedì 24 maggio, su mandato della locale autorità giudiziaria, «una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un uomo, di 37 anni, della provincia veronese, accusato di aver esercitato abusivamente l’attività finanziaria», nonché di «aver raggirato numerosi clienti», dei quali avrebbe «"raccolto" i risparmi per oltre 2 milioni di euro». Secondo quanto riportato dalla guardia di finanza, il sedicente promotore finanziario sarebbe stato «da molti clienti già conosciuto in ragione del suo precedente incarico di dipendente di una società di assicurazioni», così una volta messosi "in proprio" sarebbe poi «riuscito a carpire la fiducia di numerosi cittadini che gli hanno affidato i propri risparmi dietro l’allettante "promessa" di investimenti sicuri e molto remunerativi».

Il provvedimento cautelare, assunto dal Gip del Tribunale di Verona, dott.ssa Giuliana Franciosi, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Carlo Boranga, sarebbe dunque stato emesso in ragione di quelli che i finanzieri definiscono dei «chiari elementi di colpevolezza raccolti dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona e della Compagnia di Legnago a carico dell’uomo e del concreto rischio di reiterazione nei reati». Secondo quanto si apprende, inoltre, lo stesso uomo trentasettenne risulterebbe «indagato per i reati di abusivismo finanziario e autoriciclaggio», ma gli sarebbero inoltre state «contestate numerose truffe in danno di decine di investitori». 

Le stesse Fiamme Gialle spiegano inoltre che «con lui risultano anche indagati, seppur a piede libero, la compagna (per riciclaggio) e un suo ex collaboratore, in concorso, per alcuni dei suddetti episodi di truffa». Le indagini, spiega la Guardia di Finanza, sono state condotte in sinergia dai finanzieri di Verona e Legnago e sono partite «a seguito di denunce-querele, una trentina circa, sporte da altrettante persone che avevano lamentato di essere state truffate dal "proprio" promotore finanziario», il quale avrebbe «proposto investimenti con bassi margini di rischio, quasi sempre "garantiti" da forme assicurative e, soprattutto, caratterizzati da elevati rendimenti».

In base a quanto riferito dai finanzieri, le investigazioni avrebbero evidenziato che il trentasettenne avrebbe «approfittato della fiducia che molti dei malcapitati risparmiatori riponevano nella compagnia di assicurazioni a cui avevano in passato affidato i loro risparmi e presso la quale l’odierno arrestato aveva lavorato sino al 2016, prima di “mettersi in proprio”». Le Fiamme Gialle spiegano che il sedicente broker sarebbe così riuscito ad «ottenere fraudolentemente cospicue somme di denaro, in un caso anche superiori a 600 mila euro» che si sarebbe fatto «bonificare su conti correnti italiani o esteri o, ancora, direttamente su conti intestati alla propria compagna». I militari della Guardia di Finanza rivelano ancora che «le somme così raccolte erano spesso investite in operazioni del tutto aleatorie, come quelle in criptovalute». Taluni clienti sarebbero addirittura stati «periodicamente "rassicurati" circa la bontà dell’investimento con modesti versamenti di denaro, come se fossero delle vere e proprie cedole, ovvero esibendo comunicazioni bancarie indicative di cospicui guadagni sull’investimento effettuato. Allo scadere del contratto però, - spiegano sempre i militari delle Fiamme Gialle - allorquando gli stessi investitori chiedevano di rientrare in possesso del capitale investito, l’abusivo promotore, accampando scuse pretestuose e mandando loro l’attestazione di bonifici in realtà mai effettuati, faceva perdere le proprie tracce».

I finanzieri infatti riferiscono di aver «accertato che i poveri clienti, in realtà, non risultavano aver operato gli investimenti "sicuri e garantiti" loro paventati». Al contrario, il più delle volte «le società indicate sui contratti fatti sottoscrivere ai risparmiatori hanno dichiarato di non aver avuto alcun rapporto con l’abusivo promotore finanziario». In altri casi le Fiamme Gialle spiegano invece di aver «scoperto che la copia dei bonifici esibita da quest’ultimo ai suoi clienti era in realtà contraffatta e le polizze stipulate a garanzia erano false». Il lavoro certosino delle Fiamme Gialle ha permesso di quantificare «l’ammontare dei capitali abusivamente raccolti» dal sedicente promotore nel periodo 2017/2020 in «complessivi 2.047.682 euro», per i quali l’Autorità Giudiziaria ha disposto il «sequestro preventivo dei beni dell’indagato per un corrispondente valore». La Guardia di Finanza, infine, rivela che è «in corso di esecuzione anche un sequestro preventivo per oltre 235 mila euro nei confronti della compagna dell’uomo che dovrà rispondere di riciclaggio».

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