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Pfas a Verona, Acque Veronesi replica all'esposto di Greenpeace

L'associazione ambientalista ha parlato di sforamenti comunicati male o taciuti. L'ente gestore del servizio idrico: "Tutte le comunicazioni sono state puntuali ed esaustive"

Le accuse di Greenpeace sugli sforamenti di Pfos avvenuti tra febbraio e marzo del 2017 nella centrale dell'acqua di Porta Palio a Verona sono gravi. Le Pfos sono sostanze pericolose della famiglia delle Pfas e il caso avvenuto lo scorso inverno aveva destato molta preoccupazione perché si temeva che la contaminazione da Pfas, che ancora interessa l'acqua di alcuni comuni della provincia scaligera, fosse arrivata fino al capoluogo. E per Greenpeace la vicenda era stata gestita male dalle autorità, che a febbraio avrebbero taciuto su una presenza di Pfos superiore al limite consentito e a marzo avrebbero comunicato in modo erroneo il successivo sforamento. Questo è il contenuto dell'esposto presentato da Greenpeace in procura.

All'associazione ambientalista ha risposto Acque Veronesi, l'ente gestore del servizio idrico scaligero. La ricostruzione fatta da Acque Veronesi parla di un campionamento dell'acqua fatto dall'Ulss nella centrale idrica di Porta Palio il 21 febbraio 2017. I risultati delle analisi eseguite da Arpav sono stati comunicati il 9 marzo e la qualità dell'acqua non era conforme ai livelli stabiliti dalla legge. L'Ulss ha quindi eseguito nuovi campionamenti e quando Acque Veronesi ha ricevuto la comunicazione delle analisi ha chiuso immediatamente i pozzi della centrale idrica.

Va ricordato peraltro che i livelli di performance indicati dal ministero della salute per la presenza di Pfas nell'acqua potabile vanno inquadrati su base statistica, con più evidenze rilevate nel tempo e non sulla base di singoli valori di superamento - concludono da Acque Veronesi - In occasione degli eventi di marzo 2017 peraltro, le comunicazioni intercorse tra gli enti (Comune, Ulss 9, Regione, Consiglio di Bacino, Arpav) e la società di gestione sono state puntuali ed esaustive. In accordo gli enti hanno anche avviato immediatamente la ricerca delle cause dell'inquinamento, interessando la procura.

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