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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Porto San Pancrazio / Lungadige Galtarossa

Abusi nella Polizia, apertura sulle body-cam ma resistenze su numeri identificativi

I fatti avvenuti nella questura di Verona, se confermati, sarebbero di «enorme gravità» per il ministro Piantedosi. I sindacati di polizia chiedono le body-cam, ma le minoranze parlamentari vorrebbero anche numeri identificativi

Insieme all'inchiesta si è allargando anche il dibattito pubblico sugli abusi che sarebbero stati compiuti da alcuni poliziotti all'interno della questura di Verona. Dibattito che ormai non è più solo locale, ma è diventato nazionale e coinvolge Governo e Parlamento.

All'ispettore e ai quattro agenti inizialmente arrestati perché accusati di torture e lesioni a danno di stranieri e senzatetto tenuti in custodia, si sono aggiunti nuovi provvedimenti e sono diventati 17 i poliziotti sotto indagine per vari reati. Reati compiuti su vittime inermi e che rischiano di gettare discredito su tutta la Polizia di Stato, come evidenziato dal ministro dell'interno Matteo Piantedosi, che ha commentato: «Le vicende che emergono dall'inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità. La magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto. La Polizia di Stato che conosco e a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per le delicate attività che svolge quotidianamente è quella che senza esitazioni e pregiudizi riesce a fare pulizia al suo interno. Lo dimostrano la fiducia accordata dalla procura della Repubblica che ha delegato alla squadra mobile di Verona lo svolgimento delle indagini e il riconoscimento nell’ordinanza del gip dell’efficienza e della sollecitudine con cui queste sono state svolte».

Parole che risuonano anche nella nota sottoscritta congiuntamente dai rappresentanti nazionali dei principali sindacati di polizia (Siulp, Sap, Siap, Fsp, Coisp e Silp) sui fatti occorsi nella Questura di Verona. «Non abbiamo alcuna remora ad affermare nell'interesse generale dei cittadini e a tutela di tutti i poliziotti e poliziotte che, se i fatti e le condotte contestate nella fase delle indagini preliminari ad alcuni poliziotti della questura di Verona dovessero essere riscontrate nel dibattimento e nel giudizio di condanna irrevocabile, li definiamo sin da ora deplorevoli se commessi da chi è preposto alla salvaguardia e tutela della sicurezza della collettività e di ogni singolo cittadino sottoposto ai controlli, fermi o arresti operati delle forze di Polizia», hanno scritto i sindacati, i quali hanno anche auspicato che «questa circostanza negativa sia propizia per dare concretezza alle nostre rivendicazioni, al fine di fornire tutti i poliziotti delle body-cam, organizzando i nostri uffici in modo tale, da poter riprendere e registrare tutte le fasi dei nostri interventi, installando telecamere audio visive negli ambienti in cui transitano o sostano le persone fermate e arrestate. Noi siamo aperti e pronti al confronto più autentico e non di facciata o ideologica ma sostanziale».

E l'idea di telecamere sulle divise dei poliziotti è stata accompagnata a quella di associare ogni agente ad un numero identificativo, sempre nell'ottica della massima trasparenza. Entrambe le proposte sono state avanzate anche da chi ha perso un famigliare per mano di un componente delle forze dell'ordine. Giuliano Giuliani, il padre del giovane Carlo Giuliani ucciso nel 2001 da un carabiniere durante i disordini del G8 di Genova ad AdnKronos ha dichiarato: «Bisogna essere molto severi con chi sbaglia, specie nei settori delicati dello Stato, dove purtroppo ci possono essere anche farabutti. Serve una capacità di controllare e punire chi deve essere punito, su questo non si possono avere dubbi. Body-cam e numeri identificativi servirebbero alle forze dell’ordine stesse perché se non si sa chi ha commesso l’infrazione, che facciamo, puniamo tutti? Chi sbaglia deve essere riconoscibile. È una cosa che andava già fatta, a maggior ragione con le tecnologie che abbiamo a disposizione oggi». Mentre su Today.it è intervenuto Alessio Scandurra, coordinatore dell'Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, il quale sulla body-cam è possibilista ma sul numero identificativo vede «molta resistenza».

Ciò però non toglie slancio all'azione parlamentare, soprattutto delle forze di minoranza. Il deputato Aboubakar Soumahoro ha chiesto «l'adozione immediata di misure preventive, come l'introduzione di body-cam e numeri identificativi individuali su divise e caschi durante gli interventi. Questo aiuterebbe ad individuare chi sbaglia e a tutelare i tanti che operano nella legalità». E la stessa richiesta è stata presentata da Ilaria Cucchi di Sinistra Italiana, che a L'aria che tira, su La7, ha dichiarato: «Ho intenzione di mettermi a tavolino con il nuovo capo della Polizia e di ragionare assieme sulle strade da intraprendere».

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