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Cronaca

Strutture extralberghiere. Scoperti abusivi ed evasori per mezzo milione di euro

La Polizia municipale ha controllato 146 attività in 5 mesi, scoprendo numerose irregolarità soprattutto per quanto riguarda il pagamento della tassa di soggiorno e della Tari, la tassa sui rifiuti

Dal 1° settembre 2017 al 31 gennaio 2018 la Polizia municipale ha controllato 146 strutture extralberghiere presenti in città, verificando, attraverso indagini incrociate sui siti internet di prenotazione, ben 1.027 indirizzi e trovando numerose situazioni abusive, soprattutto per quanto riguarda il pagamento della tassa di soggiorno, per la quale è stata calcolata una evasione di mezzo milione di euro negli ultimi 5 mesi, e della Tari, la tassa sui rifiuti.
In totale sono state sanzionate 86 strutture per utilizzo superiore di camere, stanze che da doppie diventavano quadruple, per non aver pagato la tassa di soggiorno o non aver registrato gli ospiti della struttura, per esercizio abusivo dell'attività. Sono state 14 le segnalazioni fatte all'Agenzia delle Entrate per irregolare dichiarazione dei redditi derivanti da attività extralberghiera, per un importo di oltre mezzo milione di euro non dichiarato; 35 le segnalazioni alla Solori per il mancato o parziale pagamento della Tari. A Verona sono 3 mila le attività extralberghiere, delle quali 1.980 sono locazioni turistiche.

Cittadini e turisti possono segnalare al Comune di Verona, inviando una e-mail all’indirizzo turismoabusivo@comune.verona.it, eventuali situazioni irregolari.

“Grazie ai controlli incrociati tra 9 piattaforme web di prenotazione, le segnalazioni dei cittadini e dei turisti scontenti, le foto online che costituiscono delle prove, i passaggi registrati in Ztl e le targhe inserite nel database della Polizia municipale – ha detto l’assessore alla Sicurezza Daniele Polato –, Verona si conferma capofila in Italia per il contrasto alle situazioni di irregolarità in ambito turistico. Oltre a contrastare la concorrenza sleale, vogliamo che i visitatori trovino un servizio di qualità. Senza contare i danni per la città e per lo Stato arrecati dai mancati redditi dichiarati, la tassa di soggiorno riscossa ma non versata, la presenza sul territorio di soggetti non registrati, l’evasione della Tari. Nei prossimi mesi, e soprattutto nel periodo estivo, concentreremo i nostri sforzi affinchè le strutture irregolari siano identificate, riportando a Verona, grazie alle norme vigenti, una buona parte dell’evasione scoperta. Chiederemo alla Regione Veneto, inoltre, l’applicazione del Codice identificativo univoco, già usato in altre regioni quale ausilio importante per tracciare le strutture e identificarne le irregolarità”.

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In cinque mesi abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni e trovato delle situazioni veramente inaccettabili – ha spiegato il Comandante della Polizia municipale Luigi Altamura -. In una struttura, ad esempio, in un anno erano stati registrati 3.120 pernottamenti, con un reddito dichiarato di 3.900 euro, a fronte di un volume d’affari che noi abbiamo quantificato in 180 mila euro. Abbiamo scoperto una villa, in parte adibita a bed and breakfast, in cui venivano affittati anche spazi nel seminterrato, abusivi, per un totale di 16 persone alloggiate contemporaneamente. Così come sono state identificate realtà non autorizzate della cosiddetta 'struttura extralberghiera diffusa', ossia un unico proprietario che affitta stanze in diversi appartamenti, fino ad arrivare a 30 - 40 immobili che prima erano locati a residenti. Si tratta di un giro d’affari importante, basti pensare che l’anno scorso una camera extralberghiera nel mese di luglio arrivava a costare 135 euro e nel mese di dicembre 140 euro. Per questo le irregolarità non possono essere tollerate. Inaccettabile che vengano affittate stanze inadatte o che non rispettano le norme igienico-sanitarie, locali non a norma come i tanti trovati sia in centro storico che in Zai. Dopo le diffide e le sanzioni, potremmo togliere l’accesso alla banca dati per l’immissione delle targhe dei clienti a quanti non sono in regola”.

“Ringraziamo l’Amministrazione comunale e la Polizia municipale per questa importante attività messa in campo per evitare situazioni di concorrenza sleale – ha concluso il direttore generale di Confcommercio Nicola Dal Dosso -. Situazioni come quelle riscontrate in questi mesi non fanno onore alla nostra città e nemmeno a tutti coloro che, nell’ambito del settore turistico, operano nella legalità, rispettando le norme vigenti. Speriamo che l’attenzione che è stata posta su Verona, a breve possa allargarsi a tutto il territorio provinciale, soprattutto alle zone del Lago di Garda, dove il turismo in termini numerici è davvero importante e rischia quindi maggiormente di essere sfruttato in maniera irregolare”.

In base alla legge regionale 11/2013 è prevista una sanzione che va da mille a 2 mila euro per chi si rifiuta di far accedere alle struttura gli incaricati del Comune e della Regione, addetti alla verifica delle condizioni igienico-sanitarie e della corrispondenza di quanto pubblicizzato su internet.

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Un bilancio che ha portato al rilancio della proposta avanzata nelle scorse ore da Tommaso Ferrari, capogruppo di Verona Civica che depositerà una mozione in merito: "Mezzo milione di euro. A questo ammonta l’evasione della tassa di soggiorno negli ultimi cinque mesi stando al bilancio tracciato questa mattina dalla polizia municipale. Il sommerso è una realtà e un modo per ridurlo ce lo suggeriscono altre città italiane come Genova, Bologna, Firenze e, da ultimo, Palermo: le amministrazioni hanno siglato un accordo con Airbnb per la tassa di soggiorno - ha spiegato Ferrari -. L'imposta viene riscossa direttamente dalla piattaforma di home sharing al momento della prenotazione e poi, a cadenza trimestrale, lo stesso Airbnb versa quanto dovuto nelle casse del Comune. A livello internazionale sono centinaia le amministrazioni che delegano ad Airbnb la gestione semplificata del versamento delle imposte. Una città dalla forte vocazione turistica come Verona, dove la realtà di Airbnb si sta sempre più radicando, non deve rinunciare alla possibilità di costruire una collaborazione con la piattaforma. Le casse amministrative potrebbero finalmente respirare alla voce della tassa di soggiorno e smettere di soffrire le conseguenze di un'evasione, spesso e volentieri, vissuta come endemica. Stipulare un protocollo d'intesa con Airbnb consentirebbe, tra l'altro, di censire in maniera più sistematica le strutture non in regola".

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