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Fibromialgia, il professor Polati: "Un calvario per i pazienti, sopratutto donne"

Il Direttore Anestesia rianimazione e terapia del dolore dell’Università di Verona, ha partecipato in questi giorni al Forum On Peripheral Neuropathies che si è chiuso a Praga e che ha visti riuniti oltre 200 specialisti

È una delle forme più comuni di dolore cronico. Eppure se ne sa ancora poco. Ma la fibromialgia è un problema, eccome: non solo dolore, ma anche stanchezza e disturbi del sonno, difficoltà cognitive e sintomi che vanno dal colon irritabile alla cefalea, dalla vescica dolorosa alla rigidità mattutina. Le più colpite? Le donne.

A fare il punto sulla sindrome – un vero e proprio calvario per i pazienti, spesso costretti a lasciare perfino il lavoro – gli esperti riuniti in occasione del Forum On Peripheral Neuropathies che si è chiuso a Praga, e che vede riuniti oltre 200 specialisti in neurologia, ortopedia, reumatologia, fisiatria e terapia del dolore di fama internazionale. Tra loro, il professor Enrico Polati, Direttore Anestesia rianimazione e terapia del dolore dell’Università di Verona, secondo il quale “la sindrome frequentemente viene associata a disturbi psicologici”. “Un'elevata percentuale di pazienti colpiti da fibromialgia, in particolare le donne – sottolinea l’esperto - è affetta da sintomi quali ansia, depressione, ma anche disturbi ossessivo-compulsivi o disturbi di tipo bipolare. Inoltre, sempre più spesso, riscontriamo in questi pazienti disturbi dell'alimentazione e una tendenza ad abusare dei farmaci”.

Come si cura? “La fibromialgia necessariamente richiede un approccio multimodale – afferma il prof. Polati – non solo farmacologico ma soprattutto polispecialistico, che preveda l’intervento dei fisioterapisti con una fisiokinesiterapia quotidiana, intervento di terapie di tipo cognitivo- comportamentali, un'educazione del paziente, anche un’educazione di tipo alimentare, per esempio, l’abolizione dalla dieta del glutine e del lattosio. Dal punto di vista farmacologico, vari farmaci e varie molecole sono state proposte e impiegate per trattare il dolore e tutti gli altri sintomi legati alla sindrome fibromialgicica. Soprattutto molecole che intervengono sui meccanismi della neuro infiammazione. Il ruolo della L-acetilcarnitina nel trattamento della fibromialgia è importante perché la sindrome fibromialgica, nei suoi meccanismi patogenetici, riconosce soprattutto meccanismi legati alla neuro infiammazione, allo stress ossidativo e anche alla comparsa di disturbi psicologici, soprattutto depressione e la Lac è efficace su tutti questi versanti”.

Non solo farmaci. Esercizio e terapie fisiche rappresentano un valido aiuto. “Attività aerobica a basso o nullo impatto – conclude il prof. Polati – come camminare, andare in bicicletta, nuotare sono generalmente il modo migliore di iniziare un programma di esercizi. Importante è allungare i propri muscoli, con lo stretching. Ma anche la ginnastica dolce, lo yoga, il Tai Chi e la meditazione possono avere effetti positivi sui sintomi del paziente fibromialgico”.

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