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Vinitaly 2022, indagine Nomisma: «Nove italiani su dieci bevono vino, aumenta la platea dei giovani (responsabili)»

Nel corso dell'ultimo anno, l’89% degli italiani ha bevuto vino. Un dato in crescita rispetto alla fase precedente la pandemia da Covid-19

Come prima, più di prima: il gradimento degli italiani per il vino rimane altissimo, ancora più alto rispetto all’ultimo periodo pre-Covid. Nell’ultimo anno l’89% degli italiani ha infatti bevuto vino, un dato in crescita rispetto a tre anni fa, per effetto soprattutto di un’impennata della platea di giovani maggiorenni, protagonisti di un approccio moderato e consapevole. Lo dice l’ultima indagine "Gli italiani e il vino", presentata a Roma in occasione della conferenza stampa della 54esima edizione di Vinitaly dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, che ha voluto confrontare il rapporto tra gli italiani e il vino con un sondaggio molto simile a quello realizzato nel 2019.

Ne emerge un quadro di immutata passione verso la bevanda principe del belpaese a cui si aggiunge una accresciuta curiosità da parte dei giovani. Rispetto al 2019 i consumatori appartenenti alla "generazione Z" e millennials (18-41 anni) sono infatti considerevolmente aumentati sul piano numerico (dall’84% al 90%), ma non sulle quantità, mentre rimane invariata l’incidenza dei consumatori della "generazione X" (89%, 42-57 anni) e si abbassa la quota dei baby boomers (over 57 anni), che perdono il primato della numerosità (non della frequenza al consumo) passando dal 93% al 90%.

Rispetto a solo tre anni fa, sono diversi i caratteri di novità anche legati alle tipologie preferite. Secondo l’indagine, presentata a dieci giorni dal ritorno di Vinitaly (10-13 aprile a Veronafiere), il trend di crescita più marcato riguarda i consumi di vini mixati - principalmente gli spritz - che incontrano una penetrazione del 63% della platea (contro il 56% del 2019). Incrementano bene anche tutte le altre tipologie, con gli spumanti, i rossi e i bianchi, tutti all’81% (erano al 77%) e i rosati al 63% (vs il 57% nel 2019). Ma numerosità non fa sempre rima con quantità: lo spumante, così come i rosati e lo spritz sono infatti oggetto di consumi saltuari in particolare da parte degli under 40, con una quota di chi li beve settimanalmente sotto il 20%.

Diverso l’approccio sul vino rosso, che rimane lo zoccolo duro degli abitudinari con circa il 60% dei baby boomers che lo consuma due o tre volte a settimana e addirittura 1/3 tutti i giorni. Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini «la crescita dei vini premium in gdo, a partire dagli spumanti, è un’eredità che il Covid ci lascia e che, unita alla ripresa dei consumi fuori-casa, può condurre a un incremento nel valore di mercato del vino consumato in Italia, oggi pari a 13,8 miliardi di euro, il 7% in meno di quanto raggiunto nel 2019».

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