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Martedì, 23 Aprile 2024
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Via libera in Veneto al piano della mobilità ciclistica, De Berti: «Visione nuova, la bicicletta al servizio di cittadini, turisti e imprese»

«Un progetto destinato a lasciare un segno sul territorio e un lascito dal valore culturale, ambientale, turistico ed economico», ha spiegato la vicepresidente della Regione Elisa De Berti

«Oggi si apre la strada a una nuova visione di ciclabilità, nella quale la bicicletta diventa un mezzo al servizio di cittadini, turisti e imprese». Con queste parole la vicepresidente e assessora alle infrastrutture e trasporti del Veneto, Elisa De Berti, ha commentato l’adozione, da parte della Giunta, del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica (PRMC). Il piano sarà illustrato domani ai componenti della seconda commissione del Consiglio regionale. Il provvedimento è stato adottato al termine di una serie di incontri di concertazione, partecipazione e consultazione con enti, soggetti pubblici competenti in materia ambientale e principali stakeholder. 

Ciclovie - Ciclabili - Regione Veneto - Slides dorsali terra acqua

L'assessora Elisa De Berti ha poi aggiunto: «Il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica è il primo piano di mobilità lenta con una visione territoriale a 360 gradi, ma soprattutto un progetto destinato a lasciare un segno sul territorio e un lascito dal valore culturale, ambientale, turistico ed economico». Il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica individua una rete ciclabile per un totale di quasi 2.000 km, suddivisa fra dorsali di terra e di acqua. Quelle di terra sono quattro:

  1. Ciclovia della Costa, da Ariano nel Polesine (RO) a San Michele al Tagliamento (VE)
  2. Ciclovia della Bassa Pianura, da Guarda Veneta (RO) a San Michele al Tagliamento (VE)
  3. Ciclovia dell’Alta Pianura, da Casaleone (VR) a Mansuè (TV)
  4. Ciclovia della Collina e della Montagna, da Valeggio sul Mincio (VR) a Cortina d’Ampezzo (BL)

Quelle di acqua sono invece otto: 

  1. Ciclovia del Po-Mincio-Garda, da Malcesine (VR) a Porto Tolle (RO)
  2. Ciclovia dell’Adige, da Brentino Belluno (VR) a Rosolina (RO)
  3. Ciclovia del Bacchiglione, da Vicenza a Chioggia (VE)
  4. Ciclovia del Brenta, da Enego (VI) a Chioggia (VE)
  5. Ciclovia del Sile, da Volpago del Montello (TV) a Jesolo (VE)
  6. Ciclovia del Piave, da Soverzene (BL) a Jesolo(VE)
  7. Ciclovia del Livenza, da Gaiarine (TV) a Carole (VE) 
  8. Ciclovia del Tagliamento, San Michele al Tagliamento (VE)

Elisa De Berti - Ciclovia Garda (13)

L’intero sistema ciclabile regionale, in base a quanto spiegato da una nota della Regione, è predisposto assumendo e valorizzando gli itinerari della Rete ciclabile nazionale “Bicitalia”. Il piano, redatto con cadenza triennale partendo dalle indicazioni del Piano Regionale dei Trasporti (PRT) in coerenza con il Piano Generale della Mobilità Ciclistica (PGMC), propone «un modello di gestione della rete sia su scala territoriale, sia a livello di singola ciclovia». L’attività di coordinamento «su scala territoriale spetterà all’Ufficio di coordinamento e all’Ufficio della Ciclabilità», mentre «sulla singola ciclovia la competenza sarà degli Enti Gestori». A questi soggetti, si affianca l’istituzione del tavolo tecnico in materia di mobilità ciclistica e dell’Osservatorio permanente della mobilità. 

Gli obiettivi fondamentali del piano sono cinque: anzitutto realizzare un sistema di ciclovie regionali di media/lunga distanza (>100-150 km) capaci di stabilire collegamenti a più scale e integrato con gli altri sistemi di mobilità (ferro, acqua, gomma), quindi avviare modelli di gestione coordinata delle ciclovie regionali durante tutte le sue fasi. E, ancora, sostenere processi sostenibili di sviluppo locale attraverso infrastrutture ciclabili di lunga distanza capaci di generare posti di lavoro e alimentare le economie locali, nonché riavvicinare i cittadini al paesaggio, favorendone nuove forme di fruizione in bicicletta e innescare un cambiamento culturale che individui nelle dorsali ciclabili i capisaldi di un progetto di territorio costituito da interventi infrastrutturali e da relazioni materiali/immateriali consentano la rigenerazione dei territori. 

«Il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica non è semplicemente un documento tecnico, - ha ribadito l'ass. Elisa De Berti - bensì uno strumento lungimirante grazie al quale la mobilità ciclistica potrà essere concepita sia in termini infrastrutturali che turistico-ambientali, rivolgendosi ad una trasversalità di fruitori. Dobbiamo imparare a cambiare il modo tradizione di guardare alle due ruote: la bicicletta non è solo un mezzo di trasporto o di svagom, ma è uno strumento prezioso per innescare processi di rigenerazione dei territori e per favorire un’innovazione culturale. E sono particolarmente orgogliosa poiché il suo valore è stato compreso e la sua adozione è stata frutto di un lavoro di sinergia tra i soggetti istituzionali, gli operatori della mobilità e gli stakeholders. Al termine di questo lavoro - ha concluso la vicepresidente Elisa De Berti - il documento sarà sottoposto all’approvazione del Consiglio regionale, una volta passato il vaglio della Commissione Valutazione Ambientale Strategica».

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