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Pfas, Istituto Superiore di Sanità: «Rischio più alto dall'acqua dei pozzi»

La Regione Veneto ha ricevuto dall'Iss la valutazione dell'esposizione alimentare e la caratterizzazione del rischio Pfoa e Pfos

La Regione Veneto ha ricevuto dall'Iss (Istituto Superiore di Sanità) la valutazione dell'esposizione alimentare e la caratterizzazione del rischio Pfoa e Pfos, un documento che in sintesi intende mostrare quanto la popolazione veneta sia stata esposta ai rischi connessi ad un ingerimento continuato di sostanze Pfas.

Nella sua valutazione, l'Iss sottolinea che l'acqua è il principale veicolo della contaminazione e a tal proposito evidenzia che l'intervento sulla rete acquedottistica ha prodotto una drastica diminuzione dell'esposizione. Ad oggi, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, l'esposizione anche dei cittadini della zona rossa è bassa, come quella dei cittadini che abitano in altre zone del Nordest, mentre rimane alta solo per le famiglie che fanno uso di pozzi autonomi.
Oltre all'acqua, i Pfas si possono assimilare anche consumando cibi prodotti in zone contaminate. Le uova ed i prodotti a base di uova rappresentano una percentuale importante dell'esposizione, seguiti dalla carne bovina.

Le conclusioni raggiunte dall'Iss nella sua valutazione indicano il Pfoa come il composto principale per l'esposizione ed il rischio. E i gruppi di popolazione in cui permangono esposizioni elevate di Pfoa sono quelli della zona rossa che consumano acqua di pozzo.
Nel caso del Pfos, l'esposizione alimentare complessiva vede un maggiore contributo in termini percentuali degli alimenti e minore dell'acqua, ma in termini di esposizione media si rilevano meno criticità e l'esposizione media dei bambini è inferiore a quella degli adulti.
Il sottogruppo di popolazione con esposizione più elevata è rappresentato dai soggetti che consumano alimenti locali o autoprodotti, soprattutto alimenti di origine animale e contemporaneamente consumano a scopo potabile acqua di pozzo autonomo.

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