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Se un vaccinato con due dosi viene trattato dal governo alla stregua del peggior no-vax

Due date (più una) da tenere a mente, ovvero alcuni dubbi attorno all'ecatombe anticorpale prefigurata dalla normativa anti Covid per i vaccinati con due dosi

Quattro decreti-leggi in poche settimane, norme che si accavallano, green pass base, super pass, scadenze, chiusure, lockdown, obbligo vaccinale sì, no, bho, forse. Il governo Draghi, il governo di tutti tranne Fratelli d'Italia, il governo di chi ha deciso di tutelare l'economia non meno della salute pubblica, oggi rivela forse per la prima volta con patente evidenza una certa confusività decisionale. Il fatto che nel nostro parlamento oggi manchi un'opposizione politica rende le cose ancor pù speciose. Nessuno fa realmente le pulci al premier, alla cabina di regia, nessuno contesta alcunché, tutto appare normale e giusto, ogni decisione è sempre la migliore possibile nel migliore dei governi possibili. È davvero così? Non ce ne vogliano Giorgia Meloni & Co., ma per essere una vera opposizione bisognerebbe poter rappresentare un'alternativa di governo attuale e, oggi, FdI in solitudine banalmente non ha i numeri. Lega e Forza Italia non paiono intenzionate a mollare il premier, certo, almeno finché resterà premier. Ma lasciamo sullo sfondo i temi quirinalizi e torniamo a noi.

Due date: il 10 gennaio 2022 e l'1 febbraio 2022. La prima indica il giorno in cui in Italia le restrizioni sull'intero territorio nazionale riservate ai cittadini che hanno scelto di non aderire alla campagna vaccinale contro Covid-19 toccheranno il loro grado massimo. La seconda data, invece, indica il giorno a partire dal quale il green pass vaccinale, cioè il super green pass, vedrà ufficialmente ridursi da 9 a 6 mesi la durata della sua validità. Questo avrà due effetti molto concreti: il primo è che tutti i cittadini che hanno scelto di aderire alla campagna vaccinale ricevendo la seconda somministrazione prima del giorno 1 agosto 2021 vedranno il prorprio green pass rafforzato scadere a partire da martedì 1 febbraio 2022. Il secondo effetto, tanto incredibile quanto concreto, è che questi stessi soggetti che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno ricevuto due somministrazioni di vaccino (qualcuno, pochi, solo una col vaccino monodose Janssen), sempre a partire dall'1 febbraio 2022, si vedranno nei fatti equiparati normativamente a dei cittadini che nel corso dell'intero ultimo anno non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. Ciò significa, banalmente, che dall'1 febbraio 2022 una persona vaccinata con due dosi e un "famigerato" no-vax saranno trattati alla stessa stregua da parte del governo, venendo infatti i vaccinati da più di sei mesi ricondotti così alle medesime restrizioni e limitazioni previste per i no-vax (dai bar e ristoranti al cinema, piscine, all'obbligo di tamponarsi per accedere al luogo di lavoro e tutto il resto).

Certo, si dirà, è sufficiente ricevere la terza dose o dose "booster" e tutto torna come prima: i reietti senza vaccino vengono respinti in solitudine ai margini del sociale, mentre gli illustri vaccinati possono continuare a vivere più o meno come sempre, frequentando bar, ristoranti, hotel, teatri, cinema, piscine, usando i mezzi pubblici di trasporto, etc., almeno per altri 6 mesi. Eh sì, perché poi che succederà? Forse ci sarà un nuovo vaccino ad hoc contro Omicron, ma potrebbe anche insorgere una nuova variante. Forse scopriremo che tre dosi di vaccino bastano e avanzano, ma già lo Stato di Israele inocula la quarta, dunque ci mostra che la terza dose non è per sempre. E sia, qualcuno ascolti dunque almeno i richiami dell'Oms, ovvero l'Organizzazione mondiale della Sanità (non Radio No-Vax): chi crede di uscire dalla pandemia a colpi di dosi booster si sbaglia di grosso, bisognerebbe invece cominciare seriamente a distribuire i vaccini a tutti quegli Stati che ancora non li hanno perché troppo poveri per permetterseli (e soprattutto per permettersi la logistica ed organizzazione che va di pari passo con la somministrazione dei vaccini).

Torniamo alle date: l'1 febbraio 2022 avverrà una specie di "ecatombe anticorpale". Così almeno ci dice il governo italiano utilizzando la peculiare lingua della normativa anti Covid, ovvero attraverso la decretazione con carattere d'urgenza cui ormai siamo totalmente assuefatti. Eh sì, perché se dall'1 febbraio 2022 il super green pass di un soggetto che ha ricevuto due dosi di vaccino anti Covid prima dell'1 agosto 2021 scadrà senza se e senza ma, ciò vuol dire che questa persona, improvvisamente, tous d'emblée, vedrà la propria protezione fornita dalla vaccinazione svanire nel nulla, eclissarsi, tanto da ridurlo allo stesso livello di chi non si è mai vaccinato. Ora, la domanda è la seguente: esistono evidenze scientifiche in tal senso? Vi sono cioè degli studi tali che giustifichino a partire dal sesto mese successivo alla seconda somministrazione di un vaccino anti Covid l'equiparazione tra il livello di protezione di un soggetto vaccinato con due dosi e un altro che non ne ha ricevuta nemmeno una? Evidentemente no, evidentemente la norma decretata dall'esecutivo guidato da Mario Draghi fissa una convenzione, sulla base di alcune evidenze scientifiche che mostrano un considerevole calo della protezione a sei mesi dalla seconda dose. "Considerevole calo", non significa scomparsa. La domanda diviene allora la seguente: le attuali norme anti Covid risultano effettivamente proporzionate e adeguate, non solo alla situazione epidemiologica, ma anche alle effettive evidenze scientifiche? La suggestione che qui si vuole avanzare è che considerare normativamente i vaccinati con due dosi dopo sei mesi alla stessa stregua di chi non ha mai ricevuto per scelta alcuna dose di vaccino, non sia propriamente conforme ai criteri di adeguatezza, proporzionalità e, aggiungiamo, attinenza alle evidenze scientifiche. 

Diciamolo pure senza tema di smentite ed a scanso di equivoci: vaccinarsi oggi come ieri è cosa buona e giusta, lo si definisca pure un'atto di senso civico, o per essere quanto più pragmatici possibile, rappresenta ad oggi l'unica vera prospettiva se non di risoluzione del problema "pandemia" quantomeno di convivenza un filino più pacifica con lo stramaledettissimo virus che ci tormenta da circa due anni. Ben venga allora la terza dose se questa ci protegge e fornisce maggiori garanzie contro la variante Omicron, ma ciò non toglie che, dopo due anni di "stato d'emergenza", oggi più che mai è doveroso prestare attenzione e massima cautela quando si sottraggono diritti ai cittadini attraverso la scrittura di un articolo o un comma contenuto in un decreto-legge. Aver dichiarato che il green pass era uno «strumento di libertà» la cui durata sarebbe stata di dodici mesi (si legge dodici) e che ci avrebbe consentito di creare ambienti protetti dal virus, arrivando poi a distanza di breve tempo a considerare normativamente le persone vaccinate con due dosi da più di sei mesi alla stessa stregua di chi non si è mai voluto vaccinare, ebbene non è questione d'opinioni, bensì è un semplice dato di cui ci si è qui limitati a fornire la  descrizione evidenziandone gli esiti illogici e paradossali. 

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