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Le torri all'Ex Cardi si faranno. Segala: «Impossibile fermare il progetto»

Tre torri di 18 piani di case nell'area all'ingresso del Chievo. Un'opera approvata durante l'amministrazione Tosi e che l'attuale esecutivo di Verona non ha potuto stoppare

Sono numerosi i temi urbanistici del 2019 a Verona. Dalla Variante 23, che arriverà in consiglio comunale entro febbraio, all'Arsenale, che quest'estate vedrà l'avvio dei primi cantieri, alle torri che sorgeranno al Chievo, nell'area ex Cardi, con un progetto approvato durante l'amministrazione Tosi e sul quale la giunta Sboarina non ha potuto intervenire. Come spiegato dall'assessore all'urbanistica Ilaria Segala: «Se al Chievo, nell'area ex Cardi, sorgeranno tre torri di 18 piani ciascuna, per più di 300 nuovi abitanti teorici, bisognerà ringraziare l'amministrazione Tosi e l'ex assessore Giacino, che sono riusciti a far approvare un progetto di cui nessuno sapeva i dettagli, per lo meno quelli riferiti all'altezza degli edifici. Le opere non si fermano quando arrivano le ruspe nei cantieri, ma quando si pianificano. E il progetto dell'ex Cardi, purtroppo, non si può più evitare».

L'ex Cardi è un'area di 25.800 metri quadrati all'ingresso del Chievo e a pochi metri dall’Adige - ha proseguito Ilaria Segala - in un quartiere che nei prossimi anni sarà interessato da numerosi e importanti interventi, nuove costruzioni ma anche recuperi, previsti sia dalla Variante 23 che dal cosiddetto Sblocca Italia, decreto legge che prevede semplificazioni per le ristrutturazioni. Mi chiedo come sia possibile approvare un progetto così impattante come quello delle tre torri senza prima valutarne le ricadute sul territorio in cui si inserisce, a cominciare da quelle viabilistiche. Abbiamo chiesto agli uffici uno studio specifico per capire quali soluzioni adottare in tema di viabilità e infrastrutture da realizzare insieme all’opera.

E parlano di «radicale cambio di metodo», i consiglieri di maggioranza seduti in sala Arazzi insieme all'assessore. Daniele Perbellini, Maria Fiore Adami, Daniela Drudi, Niccolò Sesso, Vito Comencini, Andrea Velardi, Matteo De Marzi e Paola Bressan, all'unisono hanno ricordato «la scelta di pianificare in modo trasparente, ascoltando le esigenze del territorio e valutando ciascun progetto all'interno della visione complessiva del territorio».

«Questo modo di fare urbanistica non solo è trasparente ma anche coraggioso - ha specificato Perbellini - Un esempio su tutti, la revisione che abbiamo dovuto fare alla Variante 23, con alcuni progetti che sono stati cancellati perché troppo impattanti e osteggiati dagli stessi cittadini, come ad esempio quello relativo alla Cercola o quello dell'ex Tiberghien, con la superficie dimezzata rispetto alla prima versione».

«Con la Cercola e il mega progetto dell'ex Tiberghien il quartiere di San Michele avrebbe rischiato il collasso - ha detto il consigliere Adami - Ero in circoscrizione quando arrivò la proposta per l'area della Tiberghien e il parere fu assolutamente negativo. Abbiamo liberato i cittadini da un incubo».

«Si approvavano progetti di mega strutture commerciali senza pensare ai problemi che avrebbero creato ai cittadini - ha affermato Comencini - Penso alla viabilità ma anche alla qualità della vita di una zona, quella del Chievo, la cui maggior parte delle costruzioni non supera i due piani di altezza».

Rimarca il cambiamento di metodo nel gestire il settore urbanistico anche il consigliere Velardi, per il quale «anche dire la verità, come stanno veramente le cose, è in controtendenza rispetto al passato. Questa amministrazione si è caratterizzata da subito per fare le cose con la massima condivisione».

«Adesso, prima di essere approvata, ogni proposta viene studiata e valutata nel dettaglio - afferma Drudi - Ricordo, da presidente di circoscrizione, quanto invece i nostri pareri non fossero tenuti in considerazione, come quelli sui progetti irrealizzabili della ruota panoramica, del cimitero verticale, della copertura dell'Arena e dell'hovercraft sull’Adige».

Infine, il consigliere Bressan che sull’Arsenale puntualizza: «Ci siamo presi il tempo necessario per ascoltare i cittadini e le loro richieste. Tutti vogliono un Arsenale che resti di proprietà pubblica e così sarà. A giugno partiranno i primi cantieri per rifare le coperture, entro marzo avremo i risultati dell’indagine per la bonifica. Se negli ultimi dieci anni, invece di fare solo proclami, fosse stato sistemato un tetto ogni anno, non avremmo dovuto iniziare da zero».

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