rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità Centro storico / Piazza Bra

Polizia penitenziaria di Verona in aiuto del popolo ucraino, premiati gli agenti

Hanno portato viveri a Kortzova, paese al confine con l'Ucraina, dove c’è un centro di accoglienza con circa 2.000 rifugiati ed hanno portato in Italia 36 profughi

Un importante ruolo di aiuto del popolo ucraino lo sta svolgendo anche la polizia penitenziaria di Verona. E per questo il Comune ha voluto riconoscere l'operato di otto agenti che hanno svolto due missioni nel Paese invaso dall'esercito russo, portando viveri e accompagnando in Italia 36 profughi. Agli agenti Mariano Sacco, Domenico Nicastro Di Nunzio, Salvatore Vallone, Gennaro Luise, Vito Cataldo, Matteo Cantarini, Ivan Caforio, Andrea Spigariol e alla comandante di reparto Lara Boco (a nome di tutto il Corpo) sono state consegnate delle pergamene «in segno di riconoscenza per la generosa dedizione con la quale ha portato aiuto al popolo ucraino - recita la motivazione - Con passione e encomiabile spirito di servizio ha reso possibile la consegna di cibo, medicinali, coperte e vestiti a quanti hanno dovuto abbandonare la propria casa e ha portato in Italia donne e bambini salvandoli dalla guerra».

Gli agenti hanno preso parte a due missioni, il 28 marzo e il 28 aprile, organizzate dall'ispettore Mariano Sacco che ha deciso di dare il proprio contributo, proponendo ai colleghi di partecipare all'iniziativa. Recuperati i mezzi per intraprendere il viaggio e sostenuti economicamente per cibi e altro dal parroco del carcere di Verona e garante dei detenuti don Carlo Vinco, gli agenti hanno percorso 3.400 chilometri circa fino a Kortzova, al confine con l'Ucraina, dove c’è un centro di accoglienza con circa 2.000 rifugiati. A quel punto gli agenti hanno fatto richiesta di poter portare qualcuno di loro in Italia, riuscendo a portarne 15 la prima volta, tra cui donne e bambini tra cui un’anziana di 95 anni e la figlia di 70 venute a piedi da Kiev fino alla frontiera e con il figlio in Italia. Mentre nella seconda missione ne sono stati caricati 21 e tra questi c'era anche un 17enne che, diventando maggiorenne a settembre, è stato fatto espatriare per non essere arruolato.

A consegnare le pergamene sono sono stati il sindaco Federico Sboarina. «Sono tante le cose che mi rendono orgoglioso di fare il sindaco, ma su tutte è vedere che, in un momento di difficoltà, nella comunità c’è qualcuno che si mette gratuitamente a disposizione in qualsiasi modo - ha detto il primo cittadino - Durante la pandemia il motto della città di Verona, che avevo fatto proiettare su Palazzo Barbieri, è stato "Verona è forte. Ce la faremo". Una frase che non si è spenta ma che continua a riassumere l'atteggiamento della nostra città, di solidarietà e attenzione a chi ha bisogno. Quando qualcuno aiuta chi rimane indietro e ha bisogno ovunque nel mondo, è motivo di immenso orgoglio, per me, ma anche per tutti i cittadini».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Polizia penitenziaria di Verona in aiuto del popolo ucraino, premiati gli agenti

VeronaSera è in caricamento