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L'allerta degli agronomi di Verona: «Stop al consumo di suolo, aumenta il già elevato rischio idraulico»

«Più terreno cementificato - afferma il presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali Lorenzo Tosi - significa non solo meno verde, ma anche più suolo impermeabile e quindi pericoloso dati i cambiamenti climatici in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi»

«Tutelare il più possibile i terreni naturali e agricoli dal consumo del suolo che aumenta il già elevato rischio idraulico nelle zone della provincia veronese in occasione di temporali, nubifragi e bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire». Lorenzo Tosi, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali, non nasconde la preoccupazione per l’aumento di consumo del suolo nella provincia scaligera come emerge nell’annuale rapporto dell’Ispra pubblicato nei giorni scorsi.

«Più terreno cementificato - afferma Lorenzo Tosi - significa non solo meno verde, ma anche più suolo impermeabile e quindi pericoloso dati i cambiamenti climatici in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi. La normativa a tutela delle aree naturali, e delle zone agricole, è presente da anni ed è articolata sia a livello nazionale che regionale. Ogni Comune, inoltre, nella realizzazione del proprio piano di assetto territoriale, ha dei vincoli nell’assegnare nuove aree destinate all’urbanizzazione».

«Come Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Verona, - aggiunge il presidente Lorenzo Tosi - sentiamo la responsabilità di tecnici chiamati ad operare anche in questo contesto. Crediamo che ad una normativa necessaria per dettare a priori delle regole, debba affiancarsi una sensibilità al tema delle risorse non rinnovabili e quindi anche al tema della riduzione di suolo. Il concetto da valorizzare, non è certo il divieto di utilizzo di suolo vergine a priori, ma di prestare un’attenzione molto oculata a valutare il riutilizzo e la rigenerazione di aree già urbanizzate. Da considerare che vi sono molte aree industriali dismesse da poter recuperare, - conclude Lorenzo Tosi - prima di considerare la trasformazione in area edificabile di suoli non ancora impermeabilizzati».

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