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Tav Brescia-Verona, lavori partiti ma ancora nessuna soluzione per Ancap

La sede dell'azienda veronese si trova sul tracciato della nuova linea ad Alta Velocità e il suo processo di innovazione e sviluppo è da anni bloccato. Ed ora, il rischio è che possa chiudere

Lunedì, 5 ottobre, la cerimonia di Lonato del Garda, nel Bresciano, ha dato il via formale ai lavori della linea ferroviaria ad alta velocità tra Brescia e Verona. Erano presenti la ministra Paola De Micheli, assessori regionali di Lombardia e Veneto, gli amministratori dei comuni interessati dalla tratte, i vertici di Ferrovie dello Stato e del consorzio di imprese che realizzeranno materialmente l'opera. Una testimonianza dell'interesse pubblico che ruota attorno ad una Tav che non si fermerà a Verona. Infatti, i cittadini di San Martino Buon Albergo hanno già discusso con i tecnici i dettagli degli espropri necessari alla definizione anche della tratta che da Verona andrà Vicenza.

«Come imprenditori e cittadini siamo consapevoli dell'importanza che le opere infrastrutturali come la Tav rivestono per la crescita economica del Paese. Ma sottolineiamo che questo progresso riguarda tutti e non deve lasciare indietro nessuno». Questo è stato il commento espresso dopo la cerimonia di lunedì dai rappresentanti di Ancap, azienda veronese che a causa della Tav si trova da anni bloccata nel processo di innovazione e sviluppo. Un'azienda che vede messa drammaticamente a rischio la propria stessa sopravvivenza, insieme al lavoro degli oltre cento dipendenti e alla sicurezza sociale delle loro famiglie.
«Da 17 anni - spiegano da Ancap - nonostante una delibera imponga di garantire continuità alla produzione, si sono susseguiti vincoli di esproprio che ci hanno impedito di investire per migliorare la struttura e gli impianti. Era stato deciso il trasferimento dell'azienda, una soluzione definita da tutti la sola praticabile. Poi però è stato prospettato di mantenere la sede attuale, una soluzione di comodo che non risolve ed anzi aggrava i problemi. E ormai da mesi la trattativa rimane bloccata, mentre le condizioni per operare si stanno progressivamente deteriorando. Chiediamo quindi alla politica, agli enti locali, alle imprese appaltatrici e a chi gestirà quest'opera, a chi ha a cuore l'occupazione e sente la responsabilità per il territorio, di intervenire prima che sia troppo tardi perché Ancap sia messa in condizione di avere ancora un futuro di crescita, di rinnovarsi e di competere. Lo chiediamo pacatamente, ma nella consapevolezza che non si può edificare il futuro dell’Italia su fondamenta così instabili e incerte. Rispettare gli accordi e curare le ferite rimaste aperte deve tornare a essere una priorità condivisa».

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